7/01/2013

Lo specifico della spiritualità Kaire

Il sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, svoltosi nell’ottobre del 2012, ha affermato che la Chiesa ha bisogno dei laici, in un ruolo non di semplice collaborazione funzionale: la nuova evangelizzazione ha bisogno che i laici diano testimonianza diretta e vissuta della propria vocazione, perché il contatto con persone che compiono scelte vere e profonde è ciò che più può porre agli uomini d’oggi l’interrogativo sulla propria vocazione.

Mentre, dunque, nella nuova evangelizzazione i preti portano la preparazione teologica, per trasmettere il patrimonio della fede, e i religiosi uno stile di vita che rimanda a un Oltre, quello che i laici hanno da offrire è l’esperienza dei problemi della vita concreta, ma vissuti in maniera diversa da quanto propone il mondo: nella fede, nella speranza, nell’amore, ossia nello Spirito del Cristo.

In questa prospettiva, Kaire mette a disposizione un percorso formativo e una spiritualità che aiuta i laici a vivere in Cristo la loro situazione di vita e con Lui trasformarla in esperienza di vita per gli altri. E’ questa la specifica missione di chi vive nella spiritualità Kaire: con la propria storia farsi compagno di strada di chi sta cercando la salvezza che Cristo può portargli, quella salvezza che lui per primo ha trovato nella relazione con Lui.
Abbiamo infatti sperimentato che vivendo il nostro problema con Cristo, nel suo Spirito, la nostra morte si apre ad una risurrezione. E questa è una ricchezza, una lezione di vita a disposizione di quelli che ora stanno vivendo il nostro stesso problema».
E’ proprio in questo modo che Ignazio di Loyola ha composto i suoi “Esercizi Spirituali”: “…io chiesi al pellegrino qualche notizia sugli Esercizi, desiderando conoscere come li aveva composti.  Mi rispose che non li aveva scritti tutti di seguito, ma quello che accadeva nell'anima sua e trovava utile, ritenendo che avrebbe potuto giovare anche ad altri, lo annotava” (S. Ignazio di Loyola, Autobiografia, n.99).

Crediamo dunque che dare Esercizi spirituali non può limitarsi ad applicare un metodo, ma è un camminare con Dio che accosta l’altro nel suo percorso, perché anch’egli impari a camminare con Dio.

Ma la spiritualità Kaire non è solo vivere in Dio la concretezza della nostra storia. Camminare con Dio sarebbe solo un arido impegno se non fosse prima di tutto relazione fatta di dialogo, di tenerezza, di confidenza, di fiducia, ossia di presenza reciproca affettivamente gustata.
In una parola, stiamo vivendo il Kaire quando in tutto e per tutto siamo capaci di rallegrarci (da qui appunto il nome: “Kaire!” = “Rallegrati!”) perché qualsiasi situazione è occasione e opportunità di vivere con Cristo e in Cristo in un’intimità, in una comunione di Spirito che ci fa sempre più uno con Lui.

Nonostante siano caratteristici del Kaire, gli aspetti che abbiamo appena descritto appartengono però anche ad altre esperienze. Non è dunque a livello teologico o pedagogico che si trova ciò che rende il Kaire unico, ma a livello ecclesiologico.
Tornando a quanto citato all’inizio riguardo l’auspicio dei vescovi di vedere il laicato assumere nella Chiesa un ruolo non subordinato, ma coordinato con quello delle altre componenti ecclesiali, in una situazione come l’attuale, in cui l’accompagnamento spirituale è tradizionalmente esercitato dal clero e dai religiosi, o subordinato ad una loro supervisione, Kaire è l’esperimento di renderlo un servizio svolto in autonomia e responsabilità dai laici, validato non da un patrocinio o da un controllo esterno, ma dai risultati ottenuti, seguendo il criterio di discernimento indicato da Gesù: “Dai frutti li riconoscerete” (Mt 7, 16).

Saranno dunque i frutti ottenuti -non solo a livello personale, come la pace, la gioia e la libertà interiore, ma anche a livello ecclesiale, come l’apertura al servizio e la comunione reciproca-  a dichiarare o meno la bontà di questo esperimento e conseguentemente e dimostrare che con il laicato -opportunamente accompagnato a vivere nello Spirito del Cristo e adeguatamente formato- è possibile che la Chiesa possa continuare quella missione che il calo numerico delle vocazioni sacerdotali e religiose sta rendendo problematica.

Un sogno assurdo? Intanto cominciamo. Dal niente, ma cominciamo.

Anche la Trinità, nella visione di Ignazio, ha iniziato la redenzione mandando il Figlio in un villaggio sperduto in un’epoca impossibile!

                                                                                                Michele Bortignon