12/07/2013

2003-2013: dieci anni di "Kaire!"

Questo anniversario voglio sentirlo come l’occasione che il mio Signore mi regala per chiudere la bocca al quel demonietto che, nelle difficoltà, tenta di farmi abbandonare, scoraggiato, quel che Dio sta facendo con me, ripetendomi parole che 10 anni fa mi hanno ferito profondamente: «Sei presuntuoso perché vuoi fare diversamente dagli altri»; «Non sei umile perché non ti sottometti e non obbedisci»; «Quel che fai è sbagliato perché non è controllato da nessuno»; addirittura «Sei fuori dalla Chiesa».
Cosa fare? Ogni volta che me lo vedo davanti mi sconvolge, risento il male che ho sofferto allora. Chi mi ha aiutato ad uscirne, dieci anni fa, è stata Santa Teresa d’Avila, con la sua capacità di discernimento nella persecuzione. Ed ancora, l’altro giorno, in un film in cui chiedeva a San Giovanni della Croce se fosse pronto a soffrire per Cristo, mi ha aiutato a rileggere con uno sguardo diverso la mia situazione. Ho capito allora che il Signore mi ha regalato un’avventura da costruire e tre grandi doni con cui farlo:
  1. il suo guidarmi attraverso le mozioni dello Spirito, lette nel discernimento;
  2. la condivisione di un po’ della sua sofferenza, affrontata per cambiare le cose secondo quanto mi fa capire;
  3. il Kaire: il rallegrarmi come via per cambiare il mio stato d’animo nelle difficoltà.
Grazie, Teresa, per il tuo accompagnarmi a riconciliarmi con la mia storia: non un errore, non un’orgogliosa insubordinazione, ma sofferta fedeltà a una strada diversa che Dio vuol farmi percorrere.
E che questa diversità del Kaire non sia un errore, ma un dono di Dio lo confermano la sua durata nel tempo (dieci anni non sono pochi!) e i frutti buoni che ne sono nati: decine di persone che nella loro vita quotidiana hanno cominciato a vivere con il Signore.
In questi giorni anche il Papa ha sottolineato che pensare giusto non è pensare tutti uguale: «Nella Chiesa non siamo tutti uguali e non dobbiamo essere tutti uguali: siamo diversi e ognuno porta il suo, quello che Dio gli ha dato» (Udienza del 9.10.2013).

In che punto si pone il bivio che ha portato il Kaire a differenziarsi rispetto alla precedente esperienza degli EVO? Nel momento in cui il dare Esercizi richiedeva una prassi standardizzata e sottoposta a controllo. Per obbedienza e umiltà mi veniva chiesto di attenermi al controllo, alla formazione, al modo di accompagnare che tutti dovevano osservare. E questo mentre la mia curiosità e la mia passione mi portavano a cercare anche in altre persone e in altre esperienze formative quella conoscenza profonda di Dio e dell’uomo a cui mi sentivo chiamato; mentre sentivo che non l’osservanza di un metodo, ma la personale esperienza di Dio dell’accompagnatore costituiva la forza dell’aiuto spirituale.
Il Kaire nasce dunque dalla separazione conseguente a questo disagio, nel momento in cui mi fu imposta una scelta.
Poter essere me stesso, lasciandomi essere, anche nell’accompagnamento, come Dio mi stava plasmando nelle mie esperienze con Lui lo sentivo più importante della garanzia offerta al mio operare dall’appartenenza ad un’organizzazione che poteva vantare i Gesuiti alle proprie spalle.
Ne è nato un accompagnare spiritualmente che si fonda più sulla persona che sull’organizzazione. Una persona che vive con Dio la propria storia e la trasforma consapevolmente in esperienza a disposizione di chi accompagna.
C’è, naturalmente, una struttura nel mio dare Esercizi, c’è un metodo, che è quello di Ignazio, ma il contenuto è la Parola di Dio letta e interpretata a partire dalla mia esperienza della vita vissuta con Lui, nel suo Spirito. E’ questo che significa per me accompagnare come laico: mi accosto alla persona con quel che sono, con quel che Dio sta facendo in me.
Sono abilitato ad accompagnare come laico dal mio stesso essere laico, dall’esperienza di una vita analoga a quella di chi accompagno, però vissuta con Dio, nel suo Spirito. Il mio essere laico è un talento che Dio mi ha dato per poter parlare ai laici.

Ma oltre che a livello pastorale, c’è un risvolto importante anche a livello ecclesiale: per la prima volta dei laici danno Esercizi Spirituali senza un vincolo di subordinazione da un ordine religioso o dal clero, per cui la loro autorevolezza e credibilità non dipende da una garanzia data dall’esterno, ma esclusivamente dalla loro capacità di aiutare le persone a fare esperienza di Dio grazie alla propria esperienza di Dio.
In questo senso Il Kaire si ritrova ad essere una sperimentazione di un ruolo attivo dei laici in quella Chiesa ministeriale che il Concilio Vaticano II° aveva sognato.

Ma se tutto questo è come il Kaire è nato, occorre dire anche come il Kaire cresce.
Qualcuno mi ha detto: «Da come parli di quel che stai facendo, si vede che ti diverti!». E’ vero! Quando riesco ad intuire la strada per aiutare una persona, e farla vedere anche a lei come un lampo di luce che rischiara la sua situazione, mi viene da battere le mani per la contentezza: è gioia pura, è sentire il soffio dello Spirito che passa.
Quando vivo il colloquio in preghiera, lasciandomi essere mediatore tra la persona e Dio e tra Dio e la persona, sono io per primo a imparare, a capire qualcosa di più del mistero della vita.
A forza di parlare alle persone attraverso di me, qualcosa Dio dice pure a me, e mi aiuta a essere un po’ più paziente, un po’ meno ansioso, un po’ più buono… che è un gran desiderio per me che sono piuttosto egoista.
Mi sembra di essere un giardiniere che si prende cura di piante belle ma un po’ guastate dal tempo e dal maltempo; un giardiniere che ha capito che, con tanto amore e aiutandole a volgersi verso l’Amore, queste piante tornano a fiorire.
Ed è bellissimo vivere in un giardino fiorito!
Ecco: è l’essere con-creatore di bellezza con Dio che mi riempie il cuore e mi rende prezioso questo strumento che Dio mi ha messo tra le mani per far felice me e gli altri attorno a me.
Poteva il Kaire / Rallegrati non portare me per primo a rallegrarmi?

                                                                                                             Michele Bortignon


Maria Rosa si diploma accompagnatrice spirituale Kaire a SS. Vittore e Corona il 22.10.2013, durante la celebrazione del decennale.