1/02/2018

E incontrai signora Morte

E incontrai signora Morte… La riconobbi: ha un colore tutto suo… una tristezza che si manifesta con il potere di consumare lentamente, come una candela, il corpo di un essere vivente.

Quando vidi quella bisnonna-nonna-madre-moglie pian piano appassire, mi affezionai a lei, a lei nella sua sofferenza.
Dapprima la malattia le colpì la vista… e lei volle nuovi occhiali per tornare a vedere; e poi le gambe… e lei voleva andare fuori a passeggiare per gustare l’autunno; infine signora Morte se la portò a letto. E lei capì che era giunto il momento di andarsene.
Ma il suo corpo non era ancora pronto: il suo cuore era forte e continuava a battere, facendo intravedere sulla mascherina dell’ossigeno appannata un soffio di vita, un respiro lieve lieve.

Sua figlia era lì, al suo fianco, ad accompagnarla alla morte come lei in passato l’aveva accompagnata alla vita. Lei non voleva pesare sulla figlia, e con il viso mentiva la sua sofferenza. Quale atto d’amore e di coraggio, per la figlia, rinunciare all’accanimento terapeutico che forse avrebbe dato a sua madre qualche settimana in più… ma di pura sofferenza!

Molte volte la mia amica mi ha chiamata, anche di notte, quando il cuore le scoppiava al vedere sua madre soffrire. Per me non c’era posto in cui volessi stare se non accanto alla mia amica. E come avrei voluto prendere su di me il suo dolore! Ma sapevo che era un passaggio che doveva fare e che io, assieme a lei, avrei dovuto solo accettare, comprendere e vivere. Non avevo in mente niente, sentivo solo che volevo starle accanto appena potevo. Abbiamo goduto della compagnia l’una dell’altra, dei nostri infiniti abbracci, dei nostri «Ti voglio bene» sussurrati a cuore aperto.

E guardavo quella donna sul letto di ospedale con la tenerezza di quando si guarda un bimbo; e dalle mani mi uscivano carezze dolci, tutte per lei. Era indifesa, vulnerabile come una bambina.
Sua figlia ed io pregavamo vicino a lei e chiedevamo al Signore di portarla presto con Sé…

Quel giorno che non sembrava mai arrivare… arrivò. E molto presto.
Poi l’ultimo saluto terreno, l’ultimo sguardo reciproco… e, improvviso, il vuoto, la mancanza.

Con il tempo, i ricordi troveranno il loro posto, e la mia amica gioirà perché sentirà vivere ogni giorno dentro di lei quella grande donna che le ha dato la vita e che l’ha accompagnata nell’esistenza come solo una madre sa fare.



Silvia Castellan