E incontrai signora Morte… La
riconobbi: ha un colore tutto suo… una tristezza che si manifesta con il potere
di consumare lentamente, come una candela, il corpo di un essere vivente.
Quando vidi quella bisnonna-nonna-madre-moglie pian piano
appassire, mi affezionai a lei, a lei nella sua sofferenza.
Dapprima la malattia le colpì la
vista… e lei volle nuovi occhiali per tornare a vedere; e poi le gambe… e lei
voleva andare fuori a passeggiare per gustare l’autunno; infine signora Morte
se la portò a letto. E lei capì che era giunto il momento di andarsene.
Ma il suo corpo non era ancora
pronto: il suo cuore era forte e continuava a battere, facendo intravedere
sulla mascherina dell’ossigeno appannata un soffio di vita, un respiro lieve
lieve.
Sua figlia era lì, al suo fianco,
ad accompagnarla alla morte come lei in passato l’aveva accompagnata alla vita.
Lei non voleva pesare sulla figlia, e con il viso mentiva la sua sofferenza.
Quale atto d’amore e di coraggio, per la figlia, rinunciare all’accanimento
terapeutico che forse avrebbe dato a sua madre qualche settimana in più… ma di
pura sofferenza!
Molte volte la mia amica mi ha
chiamata, anche di notte, quando il cuore le scoppiava al vedere sua madre
soffrire. Per me non c’era posto in cui volessi stare se non accanto alla mia
amica. E come avrei voluto prendere su di me il suo dolore! Ma sapevo che era
un passaggio che doveva fare e che io, assieme a lei, avrei dovuto solo
accettare, comprendere e vivere. Non avevo in mente niente, sentivo solo che
volevo starle accanto appena potevo. Abbiamo goduto della compagnia l’una
dell’altra, dei nostri infiniti abbracci, dei nostri «Ti voglio bene»
sussurrati a cuore aperto.
E guardavo quella donna sul letto
di ospedale con la tenerezza di quando si guarda un bimbo; e dalle mani mi
uscivano carezze dolci, tutte per lei. Era indifesa, vulnerabile come una
bambina.
Sua figlia ed io pregavamo vicino
a lei e chiedevamo al Signore di portarla presto con Sé…
Quel giorno che non sembrava mai
arrivare… arrivò. E molto presto.
Poi l’ultimo saluto terreno,
l’ultimo sguardo reciproco… e, improvviso, il vuoto, la mancanza.
Con il tempo, i ricordi
troveranno il loro posto, e la mia amica gioirà perché sentirà vivere ogni
giorno dentro di lei quella grande donna che le ha dato la vita e che l’ha
accompagnata nell’esistenza come solo una madre sa fare.
Silvia Castellan