
Questa realtà sembra emergere, ad
esempio, nel discernimento, in cui analizziamo le mozioni dello Spirito del
bene e dello spirito del male. Esiste allora una forza che ispira al bene, che
chiamiamo Dio, e una forza che tenta al male, che chiamiamo demonio? Sì, si
tratta di forze che promanano da realtà che possono però essere spiegate senza
scomodare il soprannaturale. Abbiamo in noi un sano istinto di sopravvivenza
con cui cerchiamo di fuggire da situazioni che avvertiamo danneggiarci e
dirigerci invece verso situazioni in cui intravediamo un bene. Ma questo
istinto può essere miope, quando consideriamo il bene solo nell’immediato, o
lungimirante, quando teniamo conto che è bene ciò che ci realizza con gli altri
(perché la nostra felicità è nell’essere in relazione) e in quel che saremo
domani. Ecco allora che lo spirito del male possiamo identificarlo con la paura
di perdere quel piccolo bene che possediamo o di non riuscire ad ottenere quel
bene che cerchiamo con ansia; e questo ci rende disposti a tutto, anche a
calpestare gli altri. Lo Spirito del bene possiamo invece identificarlo con la
Bellezza che ci vuole mettere in sintonia con sé, rendendo tutto meraviglioso,
armonico, gustoso, in noi e attorno a noi.
La tenerezza o la volgarità di rapina nell’uso del corpo,
la possibilità di aiutare o lo sterile arricchimento nell’uso dei soldi, il
cambiare il mondo per il bene di tutti o per il proprio interesse nell’uso del
potere sono esempi di come il seguire la Bellezza o la Paura ci portino su
strade diametralmente opposte. E con il nostro seguire l’una o l’altra la
rendiamo presente e concreta nel nostro mondo, capace di influenzare altri.
Siamo dunque noi a creare e ad alimentare gli “spiriti” con i nostri
comportamenti. Facendo però un importante distinguo: che il BENE, in quanto
crea la vita, esiste, ed è il modo di essere, la sostanza della realtà e, come
tale, ciò che le conferisce il sui senso (per cui lo Spirito Santo, che è Dio,
preesiste e orienta il nostro fare il bene). Il male, come abbiamo detto, è
un’illusione di bene e quindi una mancanza di bene, un vuoto, un Nulla che
annulla. Il MALE, dunque, non esiste in sé (cadremmo altrimenti un una visione
dualistica in cui a un Dio del bene si contrappone un Dio del male), e ciò che
vediamo come tale è una costruzione delle nostre reazioni miopi.
Ma - si potrebbe obiettare – c’è anche un male che viene
dalla natura del mondo: un terremoto che distrugge, una malattia che uccide
sono errori di percorso di un Dio che vuole il bene e che così si dimostra
incapace o impotente?
L’unica risposta sensata è quella che Dio stesso ci ha
dato nella Pasqua: la crocifissione di Cristo è stata un errore di percorso? O
ciò che ne è seguito dimostra che è meglio tacere e sperare, perché quel che ci
appare male, vissuto con Dio, è l’ambito in cui può nascere una Vita che mai
avremmo potuto umanamente concepire?
Dio tiene saldamente in mano il mondo e la storia, non
però imponendo una dittatura del bene, ma rendendo l’uomo con-creatore di
questo bene additandone la via in Cristo e partecipandogli il suo Spirito.
Il demonio, dunque? Sfrattiamolo dai luoghi dei misteri
terrorizzanti, su cui presto o tardi farà luce l’umana capacità di comprendere.
Teniamolo invece, se ci fa comodo, per indicare tutte quelle realtà che ci
distolgono dal fare il bene in comunione con Dio e ci fanno chiudere in noi
stessi in una tristezza illusa di potenza.
Michele Bortignon