5/01/2018

Camminare al di fuori del pensiero unico


Ho avuto modo di ascoltare -e, devo dire, con compiaciuto stupore- una trasmissione radiofonica in cui un rabbino spiegava come gli Ebrei studino le scritture: in accalorate discussioni con un compagno di studi, in cui confrontano la reciproca diversa interpretazione. Il risultato finale non è una convergenza, una mediazione per arrivare a una posizione condivisa, ma un approfondire ancor più la propria idea grazie alle obiezioni con cui l’altro la mette in discussione e alle contro-obiezioni portate per difenderla.
La loro prospettiva è che la realtà è plurale e complessa: non c’è un vero e un falso, un giusto e uno sbagliato, ma molteplici possibili approcci.
Non si tratta di relativismo, dove tutto è uguale e indifferente, ma di fiducia nella capacità dello spirito umano di imparare dalle esperienze, di elaborare soluzioni che tengono conto della complessità delle situazioni, per creare, infine, la propria strada.
La verità non è dunque un punto di arrivo né di partenza, ma il ribollire della realtà accolta nel suo multiforme presentarsi, che chiede di essere affrontato navigandoci dentro con coraggio e creatività, non col paraocchi di chi teme di uscire dalla traccia imposta da altri.
Non dico che tutti debbano e possano ritrovarsi in questa prospettiva (per alcuni è estremamente piacevole e rassicurante avere qualcuno che decide per loro!), ma se senti che della tua via sei chiamato ad essere protagonista, entraci e vivila, senza farti condizionare dall’ideologia del pensiero unico.

Se ripenso alla mia esperienza, il trovare la mia strada nel camminare con Dio non è stato l’apparire di un’idea che mi sembrasse migliore rispetto a quella che animava la strada che fino ad allora stavo seguendo, ma il risultato di un disagio profondo rispetto alle difficoltà frapposte alla mia voglia di esplorare, di seguire spunti, intuizioni e maestri, di provare a cambiare con creatività.

Perché un pensiero vuole essere unico? Perché la persona che lo porta, sentendo messo in discussione ciò che ha creato, si sente attaccata personalmente, teme di essere messa in crisi assieme al pensiero con cui si identifica.
Ma… “lo Spirito soffia dove vuole”, creando quelle diversità di pensiero e di azione che si adattano a mutate esigenze. E lo stesso Spirito, che è spirito d’amore, spinge poi all’unità delle diversità promovendo il rispetto, il riconoscimento e la valorizzazione reciproca. Se non trovi questo rispetto, è inevitabile un allontanamento che però, vissuto con Cristo, diventa a sua volta positivo: il poter essere ora completamente te stesso, senza compromessi, ti permette di lasciarti guidare -ora finalmente libero di poterlo fare!- da quel che senti consonante con ciò che sei, con il Dio “intimior intimi mei” che avverti come Verità che fa verità.

Ecco allora che la nuova strada, non cercata né voluta, si crea mentre la percorri. Il disagio che provavi ti mostra tutti i modi di essere e di fare che -ora ce l’hai ben chiaro!- dovrai accuratamente evitare di fare tuoi; in questo scopri che chi ti è stato maestro lo è stato anche con i suoi sbagli. Le intuizioni che finora hai seguito con ingenuo entusiasmo chiedono di essere chiarite, approfondite, rese vere per diventare le linee portanti del tuo nuovo cammino.
E tutto questo in mezzo a una fitta nebbia che non ti lascia scorgere se non il passo successivo e il pesante timore, ben alimentato da tanti, che il tuo sia stato un colpo di testa, una presunzione, una mancanza di umiltà. Che questa sia veramente la tua strada, la strada su cui Dio ti chiama, non puoi essere tu a dirlo, ma gli altri, i frutti che ti riportano, maturati nel loro camminare con Dio assieme a te. E anche il fatto che la cosa continui, resistendo alle ostilità e alle difficoltà frapposte.

Come poter evitare di entrare a tua volta nelle strettoie del pensiero unico? Lasciando la tua strada nelle mani di Dio. Essa può essere semplicemente un fiore che Dio fa sbocciare in quest’angolo di prato, assieme a tanti altri, per far bella la vita. Non devi legarla a te sperando sia qualcosa di più; se lo è, lo sarà anche senza di te. Non è il tuo fiore a dare senso al prato, né il suo moltiplicarsi o il suo persistere, ma Chi con esso sta dipingendo la vita. L’unica cosa da fare è lasciarti fiorire nella carezza del sole. Ogni altra guida, che ti spinga da dentro o da fuori, non è da Dio.

Michele Bortignon