Perché Gesù muore in croce? Nel tentativo di mostrare
all’uomo il vero volto di un Dio che ci è Padre, si lascia uccidere per
mantenere fede in ciò a cui crede. Non scende a compromessi con chi lo accusa,
non ritratta e non si giustifica. Gesù ama la verità più della propria vita…
per questo la perde.
Pur di insegnarci ad amare e a Vivere, accetta di perdere e
si lascia sconfiggere. Il valore dell’amore per lui è talmente alto da superare
il valore della sua vita: noi valiamo più della sua vita.
Ci sono per noi valori così importanti da essere disposti,
pur di non perderli, a sacrificarne altri?
Facciamo un esempio.
Un certo modo di pensare suggerisce di andare d’amore e
d’accordo con tutti… proprio con tutti: sopporta, porta pazienza, non
rispondere, non alzare la voce, porgi l’altra guancia, capisci, comprendi,
sorvola, ecc… Ed è con questo metro che, secondo certe persone, dovremmo
misurare il nostro essere cristiani.
Ma… è questo l’atteggiamento giusto? È questo che Gesù
chiama amore? Forse nemmeno l’avrebbero ucciso uno così accondiscendente.
“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla
terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34). E’ proprio
perché su certe cose non transige che si fa così tanti nemici.
Quel che mi dice allora è: cerca di capire a che cosa non
puoi rinunciare, pena il rinunciare a ciò che sei; rifletti su ciò che per te è
importante e che non sei disposto a sacrificare, anche se il prezzo da pagare,
purtroppo, è perdere quella stima e quell’affetto di cui senti tanto bisogno.
Ci sono valori come il diritto di pensare in un determinato
modo, di decidere e gestire la nostra vita e quella di coloro di cui siamo
responsabili, che non possono essere calpestati e sacrificati al quieto vivere.
Abbiamo un compito che la vita ci ha assegnato: nessuno ha il diritto di
mettersi al nostro posto e noi non possiamo delegare ad altri la nostra
responsabilità al riguardo.
Ci sono persone che contestano il nostro modo di essere e
con le quali è impossibile dialogare, ragionare ed essere diplomatici; in
queste situazioni, l’unico atteggiamento possibile, è ribadire fermamente la
nostra opinione mantenendo la calma e senza cercare di scendere in discussioni
o entrare in ragionamenti impossibili. Calma, determinazione, autorevolezza
sono le tre parole chiave in queste situazioni.
Mi sono chiesta se quella persona dovevo continuare ad
assecondarla per un benessere apparente, se essere “cristiana” comportava
questo e se questo era il meglio. Forse il mio era un bisogno di sentirmi brava
che seguiva certi schemi buonisti… ma davvero portava al bene reale di
tutti? E così mi interrogavo se era
arrivato il momento di rompere gli
schemi, di uccidere il mio essere buona e brava per salvaguardare invece ciò
che non accettavo di perdere. Era giunto il momento di farle capire che c’era
un limite e che lei lo aveva ampiamente superato, a costo di passare io per
quella cattiva. Questo mi sono ritrovata a pensare dopo i miei continui
tentativi di buonismo estremo.
E in questa occasione ho capito che cosa avrei tenuto e che
cosa sacrificato. È stato nel confronto con le scelte e le priorità di Gesù che
ho capito che la faccia potevo pure perderla. Qualcos’altro no!
Maria Rosa Brian