7/01/2018

Un decalogo per il discernimento

Mi sono ritrovata tra le mani gli scritti di due santi vissuti secoli fa, Sant’Ignazio di Loyola e Santa Teresa d’Avila e ho iniziato a leggerli con l’idea di conoscere e approfondire la loro esperienza di fede. Mano a mano che proseguivo con la lettura il mio sguardo è cambiato e lentamente sono passata dal leggere al sentire e vivere. Ed ecco che in me sono sorti questi interrogativi: come possono le parole scritte secoli fa divenire attuali e irrompere nella vita di una persona del XXI secolo? E il discernimento può rappresentare uno strumento per arrivare alla vera felicità, quella che dà serenità all’anima e pace nelle relazioni?
Ho compreso che, se nelle parole umane troviamo l’ispirazione divina, succede che quelle stesse parole possono uscire dalle pagine, attraversare la storia e, soffiate dallo Spirito, entrare nella nostra esistenza.
Sarà così possibile nelle tempeste emotive, nelle delusioni relazionali, di fronte agli schiaffi che la vita ti presenta arrivare a dire “grazie Signore, se non avessi avuto questo dolore non avrei capito e non sarei cresciuto”.


1. Come si affronta la vita: consolazione e desolazione in Sant’Ignazio
Nella prima, l’anima, come un bimbo, “riposa tranquilla tra le braccia di sua madre”. Può avere problemi, preoccupazioni, dolori ma non si sente sola ad affrontarli.
Se deve prendere una decisione si lascia guidare dalla Parola, sente che nelle scritture o nel confronto con una persona illuminata si delinea la soluzione che progressivamente diviene sempre più chiara, lasciando nell’anima pace.
Nella seconda l’anima è avvolta dalle tenebre e si sente oppressa, schiacciata dalle difficoltà, incapace di reagire e di vedere una soluzione. Il desiderio sarebbe quello di fuggire dall’angoscia evitando le difficoltà (fuga dalla situazione) oppure reagire d’impulso con violenza per restituire il dolore (aggressività fisica o verbale) o ancora sentirsi annullata, incapace di qualsiasi reazione (chiusura totale verso l’esterno). Non ci sono soluzioni e il malessere cresce.

2. Come si reagisce agli sbagli: falsa umiltà e vera umiltà in Santa Teresa
La prima si insinua nell’anima come un’inquietudine, un senso di inadeguatezza e di errore. La inaridisce e la riempie di scrupoli che portano a sentirsi incapaci e sbagliati e di conseguenza a non pregare e non agire. La paura dell’errore porta all’inattività. I peccati vengono gonfiati ed è come se l’anima non fosse mai stata degna, mai capace di nulla di buono. Un gigante dallo sguardo arcigno e severo tiene in pugno l’anima, permettendole appena di respirare per sopravvivere, ricordandole in ogni momento la sua indegnità.
La seconda abita l’anima con lievità: la sorregge, la accarezza, la consola. Non nasconde all’anima i suoi errori o le sue mancanze ma, guardandoli assieme, li considera con benevolenza e misericordia, incoraggiando così ad andare oltre e a volgere lo sguardo e l’attenzione verso il buono.

3. Bene reale e bene apparente in Santa Teresa
Nel primo, sempre sono presenti effetti benefici per sé e per gli altri e il bene personale non è in antitesi al bene degli altri. Il bene si moltiplica e cresce
Nel secondo ci si convince che non si può fare tutto per tutti, che è meglio accontentare qualcuno piuttosto che scontentare tutti, che uno ha il diritto di stare bene e se sta bene lui poi potrà far stare bene gli altri. Il bene viene diviso, spartito, conteso.

4. La crescita dell’amore verso Dio si misura dall’amore verso il prossimo per Santa Teresa
Tanto più amiamo gli altri come noi stessi, tanto più siamo sicuri di amare Dio. Preghiera e opere sono le due facce della stessa medaglia, l’una si aggancia all’altra e nessuna delle due ha senso e valore se non c’è l’altra. La preghiera prepara il cuore e la mente all’azione. L’azione dà voce, mani, volto allo Spirito, invocato nella preghiera.

5. Disposizioni al bene o al male dell’anima in Sant’Ignazio
L’anima è sempre soggetta a due sollecitazioni, una conforme al suo agire e una contraria. Una si presenta silenziosa, l’altra rumorosa, pungente o infastidente. L’anima disposta al bene sarà punzecchiata dal male, che potrebbe presentarsi sotto forma di falso bene e farsi aprire la porta con l’inganno.
L’anima disposta al male dà le chiavi di casa al maligno che entra ed esce indisturbato, senza fare rumore. Lo spirito del bene invece “sta alla porta e bussa”

6. Riconoscere gli spiriti in sant’Ignazio
La differenza tra l’agire spinto dallo spirito del male e quello del bene si vede dai frutti. Nel primo caso i frutti sono per me, per la mia soddisfazione e piacere e spesso non contemplano l’altro con i suoi bisogni ma si contrappongono (ho diritto di fare/avere, non posso sempre rinunciare) e creano situazioni in cui una parte deve prevalere sull’altra. Quando l’obiettivo è raggiunto ci si trova più soli perché si sono usati gli altri per i propri fini, desiderosi di trovare presto nuovo soddisfacimento per colmare il vuoto.
Nel caso dello spirito del bene la spinta all’azione comprende anche il bene dell’altro. L’azione perciò, qualunque essa sia, fa stare bene me e gli altri. Quando termina non si esaurisce in me ma posso ritrovarla nel cuore altrui. Qui essa può alleviare, sanare, incoraggiare, alleggerire o semplicemente dialogare; in ogni caso lascia una traccia.
Se con lo spirito del male, come un predatore, svuoto gli altri per riempirmi, con lo spirito del bene c’è un travaso tra i cuori che si ritrovano, alla fine, traboccanti entrambi.

7. Perseveranza nella preghiera
Dopo aver iniziato a “frequentare il regno di Dio” ci si sente un po’ arrivati e ci si rilassa. Questo è il momento in cui, forti di ciò che si è costruito, si diventa più vulnerabili agli attacchi del maligno, il quale non perde occasione di intrufolarsi e creare scompiglio.

8. Ascesi in Santa Teresa
Quando la situazione di sofferenza non è modificabile perché non ci sono i mezzi o dipende dal comportamento altrui, la via da percorrere è quella della libertà interiore: non cerco nella relazione o nella situazione, a tutti i costi, la soddisfazione dei miei bisogni di affetto, stima e sicurezza, ma vado oltre: li cerco in Dio che mi ama e mi vuole risorto accanto a sé.

9. Comportamento di fronte all’errore del prossimo in Santa Teresa
Di fronte alle offese, alle mancanze o ai dispetti, il mio amor proprio mi porta a rispondere “con la stessa moneta”. In me albergheranno tensioni e rancori che non contribuiscono a costruire nulla di buono (né dentro me, né nella relazione). Rispondendo invece con calma e serenità e agendo il comportamento virtuoso contrario, dentro di me cresce la pace (io sto bene con me stesso). Nella relazione io porto una testimonianza di Amore; agisco l’amore meglio che con lunghi discorsi.

10. Persecuzioni in Santa Teresa
La libertà interiore fa tacere anche quando si è accusati ingiustamente.


                                                                            Katia Simonetto