10/01/2018

La Bellezza: via a un’altra logica d’azione


Qual è il criterio che guida nell’azione la mentalità comune?
E’ piacevole ed è possibile, quindi si fa.
Sembra talmente logico che anche noi ne siamo trascinati.
E’ logico, ma… è vero? Ossia fa crescere il mondo o gli crea problemi?
Vero è ciò che è bene. Bene per tutti.
Il criterio che guida l’azione del cristiano è dunque un altro: si fa se è bene, anche se è impossibile.
Ma che cosa sostiene l’azione, andando contro la manifesta impossibilità? Non diversamente dagli altri, anche noi  siamo tentati dalla via più facile, più appagante, che sembra risposta a bisogni e desideri!
Io credo che sia la Bellezza.
Nella Bellezza avverti il manifestarsi di qualcosa di grande, che suscita in te stupore e ti lascia nella pace se entri a farne parte gustandola, vibrando in armonia con essa e agendo per farla essere in te e attraverso di te.
La Bellezza vissuta è l’amore e l’amore è l’incarnarsi dell’essere di Dio.
Dio è dunque presente e lo si può incontrare in tutto ciò che esprime bellezza, suscitando in noi stupore e lasciandoci nella pace. Anche quando sembra impossibile. Anzi, tanto più quando sembra impossibile, per renderlo possibile. Perché abbiamo bisogno di reagire alle tentazioni e alla sofferenza per rendere la nostra vita vera e quindi autentica.
Un brivido di piacere, un fremito di soddisfazione riempiono l’attimo, ma ci scavano il vuoto attorno.
Il problema è non lasciarci travolgere dall’agire istintivo. Una passione non si vince con il ragionamento, ma con una passione più forte, perché col Nemico si lotta accettando battaglia sul suo terreno. Così fece san Francesco, che proprio nel momento più duro della sua vita riuscì a conservare la sua fedeltà al Signore immergendosi nella Bellezza del creato, per incontrarvi Dio, di cui essa è dono, come ci racconta questa introduzione al Cantico delle Creature.

Verrebbe spontaneo pensare che S. Francesco abbia scritto il cantico delle creature in un periodo felice della sua vita, quando la bellezza del paesaggio umbro gli riempiva gli occhi e il cuore, ma non è così.
Nell’inverno 1225, Francesco dimorò a S. Damiano per più di cinquanta giorni: portava le stigmate, era quasi cieco, aveva atroci dolori agli occhi e non poteva sopportare la luce del sole né quella del fuoco. I frati gli fecero costruire una capanna in un angolo della loro casa; il luogo era infestato dai topi, così che non poteva né mangiare né dormire. Faceva anche molto freddo.
Una notte Francesco pregò: «Vieni, Signore, in soccorso delle mie infermità». E gli fu risposto in spirito: «Rallegrati e vivi sereno come se tu fossi già nel mio regno!».
Alzatosi al mattino disse ai suoi compagni: «Ora dunque devo molto gioire. Voglio perciò comporre una nuova laude al Signore assieme a tutte le creature, senza cui noi, ingrati, non possiamo vivere». E postosi a sedere, si concentrò e disse: «Altissimo, onnipotente, bon Signore…».


Michele Bortignon