2/01/2019

Una vita di coppia… diversa?


La più grande causa di frustrazione nella vita di coppia è quando ti senti costretto dall’altro a vivere in una situazione che non ti garba: quel che per te è un fastidio, per l’altro è un piacere o una necessità; quel che per te è sbagliato, per l’altro è la cosa più giusta da fare; quel che per te è importante, per l’altro è un’inezia trascurabile.
Ti urta, ti fa incazzare quel che percepisci nell’altro come insensibilità, come mancanza di un po’ di volontà di venirsi incontro, come presunzione di possedere la verità; accuse che, naturalmente, ti vengono tal quali rivoltate contro dall’altro.
Certo, è un bel pensiero affermare che la diversità è arricchente…; ma quando per me questa diversità si presenta come assurdità? Addirittura come un farsi del male da parte di chi la sta compiendo?
Dopo aver tentato il tentabile, non c’è che il rispetto. Come Mosè che si toglie i calzari di fronte al manifestarsi del totalmente Altro, guardando al mio coniuge riconosco che totalmente altra rispetto alla mia è la sua storia, sono le sue esperienze, che, in certi aspetti della sua vita, lo stanno portando su una strada totalmente altra rispetto alla mia. In certi aspetti, non su tutto: attenzione qui al rischio di generalizzare, pensando che allora tutto sta crollando. Quello che crolla qui –ed è bene che crolli!- è la visione romantica della coppia come di “un corpo e un’anima sola”, perché il rischio è che uno sopraffaccia e l’altro si adegui, volente o nolente.

Ognuno ha diritto alla propria vita e l’interesse a una vita comune. Paradossalmente, allora, la vita in comune è migliore quando ciascuno si fa la propria; certo dedicando spazi alla condivisione e alle esperienze forti vissute assieme: è questo a costruire la coppia, non il banale stare sempre uniti. Uno sta meglio con l’altro se prima è stato bene con se stesso nel fare quel che lo appassiona o nel fare le cose come gli va.
L’errore è nell’aspettarsi che l’altro o l’essere coppia sia ciò che dà senso alla vita: se lo carichi di questa aspettativa, lui sarà stressato e tu deluso.
Ognuno deve avere il proprio baricentro in se stesso, non nell’altro o nella coppia - che questo baricentro si chiami Dio o sia il suo dio (lavoro, successo, soldi, religione, …).
Il rapporto di coppia è altro. Non è una tana in cui ripararsi, ma è un campo in cui coltivare le comuni risorse per farle fruttare all’esterno; è un luogo di conflitto in vista di una reciproca maturazione. E l’affetto è la forza centripeta che impedisce che queste due forze centrifughe facciano deflagrare la coppia. Questa dinamica relazionale si chiama “famiglia”. E’ nel fare famiglia che si crea unità, non in romanticherie appiccicose.

Se le cose stanno così, “let it be”: Devi liberarti dall’avere costantemente un progetto su come devono andare le cose e lasciarti portare dal flusso della vita. Let it be: lascia che sia. Lasciati sorprendere. Controllando ottieni la monotonia del previsto e attriti con chi non la pensa come te.
L’unico maestro sono le conseguenze. Ed anche l’unico discrimine tra la verità e l’errore. Abbi fiducia in loro. E magari potrebbero anche smentire la tua ipotesi! I conti si fanno solo alla fine, dal punto di vista di Dio, oggettivo, non dal tuo o da quello del tuo partner, frutto di esperienze diverse.
“Let it be” e lasciarti sorprendere… ok, ma non viene da solo. Quel che devi metterci tu è un sollevare lo sguardo e guardarti attorno. Non c’è solo il rapporto di coppia, che ora tu stai caricando della responsabilità di farti felice. Guardati attorno: non c’è solo quello! Al di là c’è la Natura, ciò che ti appassiona, tante persone a cui vuoi bene; e soprattutto c’è il mistero della vita (chiamalo Dio, se vuoi) che sta alla porta e bussa per aprirti al nuovo, al vero, al bello. La Vita ha tanto da offrire!
E’ partendo da qui che -forse!- potrai reintegrare l’amicizia con il coniuge: condividendo la vita che ti riempie. Semplicemente e solamente. Soprattutto senza aspettative. Se è vita vera saprà attirarlo, portandolo ad un modo di essere più vero. Probabilmente non il tuo e forse nemmeno il suo. Sarà una mediazione senza bisogno di mediare.
Perciò, non perdere tempo in recriminazioni, piagnistei e vendette: nutriti di tutto ciò che ti dà vita.


Michele Bortignon