11/01/2019

Quando ci saltano i nervi


Proviamo a interrogarci sulle cause di certi scoppi d’ira che a volte, nelle relazioni con gli altri, non riusciamo a controllare.

Avere opinioni diverse è lecito, e se ci confrontiamo, aperti ciascuno a capire che cosa per l’altro è importante e a trovare un punto d’incontro, le divergenze sono gestibili.
Ma ci sono delle modalità manipolatorie che ci fanno saltare i nervi e ci trascinano sul loro campo a rispondere a tono e magari proprio per ottenere la vittoria a qualsiasi costo.
Succede di solito quando l’altro sente in pericolo qualcosa a cui tiene ma non ha argomenti per difendere le proprie esigenze. Tipicamente si tratta di bisogni di natura istintuale che, portati alla luce, si mostrerebbero incapaci di realizzare il suo bene anche domani, non solo oggi; il bene anche per gli altri, non solo per lui.
Bisogni che lo dominano senza mostrare il proprio volto, cosicché lui pensa di essere tanto più libero quanto più, invece, sente chiari, di pancia, motivi che si reggono però soltanto su una loro logica interna, che non regge a un confronto oggettivo con quello che è il bene autentico: come abbiamo detto, quello che è bene per me anche domani, non solo oggi; quello che è bene anche per gli altri, non solo per me.
Gli è più facile allora trovare vie di fuga dal confronto, che però gli diano la sensazione di avere in mano la situazione e di vincerti:
  • disprezzarti, deriderti e offenderti;
  • fare confronti, sottolineando le tue debolezze (ma anche tu… ma tu peggio…);
  • alzare la voce e cercare di prevalere col tono;
  • irridere la tua posizione, trattandoti da stupido o da esagerato;
  • portare il discorso lontano da ciò che si sta trattando, parlando di argomenti correlati ma secondari.

“Il diavolo scappa quando gli scopri il gioco”, si dice. Mentre il suo tentativo è invece quello di coinvolgerti nello stesso gioco: usare gli stessi mezzi che usa l’altro, possibilmente con più forza e più astuzia.
E se, invece, gli scoprissimo il gioco?
«Perché mi stai offendendo, deridendo, denigrando, perché giri il discorso? Dammi invece delle ragioni che io possa capire e mettere assieme alle mie per trovare ciò che è bene davvero! Se non ne hai, dovrò continuare per la mia strada e fare come ho deciso di fare». E glielo dico a voce bassa, con tono tranquillo ma deciso.

Questo, naturalmente, implica che tu per primo abbia chiarito a te stesso le tue ragioni. Non è facile, perché le stesse dinamiche inconsce che agiscono su di lui agiscono anche su di te. Inoltre, a renderti difficile affrontare il problema e preferire piuttosto lasciar perdere, sottometterti, rinviare ci si mettono i sensi di colpa e di abbandono: «Non dovrei ribellarmi, litigare con chi mi vuol bene e a cui voglio bene…; …poi ognuno se ne andrà per la sua strada e sarà un disastro; chissà cosa mi succederà se non faccio come dice lui!». L’ansia ti spinge a risolvere subito; ma ciò che è affrettato non viene dalla Verità che vuol fare verità.
Normalmente le prime analisi e soluzioni che ti vengono alla mente sono sbagliate, perché ispirate dalla rabbia che porta alla rivalsa o dalla paura che porta alla sottomissione. Queste forze ti vogliono vincitore o anestetizzato, non parte di una strategia che porta alla soluzione. Le riconosci perché senti soddisfazione o tranquillità, ma non pace.
Aspetta. Datti tempo. Ciò che non è da Dio perde la sua evidenza e sparisce.
Un po’ alla volta ti si renderanno evidenti le dinamiche malate che vi accomunano, tu e lui; non solo tu, non solo lui.
Tu continua a cercare di capire, a chiarire. 
Che cos'è importante per te, su cui non puoi transigere?
Che cosa è importante per lui, su cui puoi venirgli incontro?
Come ci si può dividere i compiti per affrontare il problema (ossia chi fa che cosa)?

Ciò che è vero sa rendere evidente la propria verità, però devi posarlo sul tavolo con delicatezza, quasi con noncuranza, a evitare levate di scudi a difesa dell’opposta posizione. E soprattutto, dal momento che difficilmente l’altro riuscirà a farlo, media tu la soluzione tenendo conto delle sue esigenze. Sentirsi ascoltato, tenuto in considerazione, lo renderà a sua volta disponibile.

                                                                                                 Michele Bortignon