
E’ veramente questo pensiero a
muovermi? O non, piuttosto, la rabbia di sentirmi preso per stupido dalla tua
furbizia, per cui sento messa in pericolo la mia autostima, la mia convinzione
di essere una persona vincente?
O, ancora, la paura di perdere la
mia sicurezza, perché hai messo in questione il mio possesso di quei beni che
mi danno potere sulla vita e un posto in mezzo agli altri?
O, infine, sentire tradita la mia
fiducia in te; meglio, la mia aspettativa –e pretesa!- che tu soddisfi (e
questo io lo chiamo amore) il mio bisogno di sentirmi qualcuno?
Lascio emergere questa rabbia e
queste paure perché, è vero, mi hai ferito. Hai tolto quei puntelli con cui
avevo imparato a tenermi in equilibrio nella vita. Ma se, seguendo l’istinto di
vendicarmi, ti tolgo ora i tuoi, non è detto che riesca a migliorare la
situazione. Non posso ragionevolmente affermarlo. Mi trovo a un punto morto:
questa mia giustizia non mi rischiara il futuro, ma assicura le tenebre per
entrambi.
A volte il dolore può aprire al
“colpevole” la via a un riscatto. A volte.
Tante altre egli non ha nemmeno
le basi per intravedere un’alternativa. Come non ce l’ho io quando l’unica mia
prospettiva è questa “legge del taglione”, sia pur civilizzata.
E se, questa volta, anziché
reagire provassi a capire?
Come cristiano credo in un’altra
vita che dà senso a quella in cui sono.
Devo allora stringere i denti e
sopportare, aspettando di entrarci dopo la morte?
No: se è una vita eterna,
significa che è già qui come possibilità, significa che posso attivarla perché
diventi LA mia vita.
Comincio col rendermi conto che i
comportamenti non nascono dal nulla, ma, se sbagliati, nascono da una storia
sbagliata. Difficile condannare: se l’avessi avuta io, probabilmente avrei
fatto altrettanto, se non peggio.
E questo mi porta dritto alla
seconda considerazione: quel che posso dire di te appartiene anche a me, posso
dirlo anche di me; però non posso, e quindi non voglio, ammetterlo.
E influenza anche i miei
comportamenti, seppure in forma diversa rispetto a te. Forse io so meglio mimetizzarli
col perbenismo e giustificarli ai miei occhi con tante ben fondate ragioni.
E’ dunque possibile la giustizia?
La perfezione nei comportamenti? E’ umana una legge che misura tutti con lo
stesso metro? Lascia perdere queste domande e prova a fare questi primi due
passi, che sono capire e ammettere anziché giustificarti.
Puoi farlo solo quando ti senti
guardato con la comprensione e la misericordia che ancora non sai dare agli
altri.
La comprensione e la misericordia
di un altro o di un Altro.
Poi… chissà?!
Vivere è crescere; e si cresce
solo nella lotta, tra cadute e riprese del cammino.