6/01/2020

Che cos'è la giustizia?


Che cos'è la giustizia? Hai fatto questo male, per cui devi pagare, scontarlo ricevendo altrettanto male. …Per imparare, così non lo fai più –dico a me stesso. E per dare un esempio agli altri, così non lo faranno più nemmeno loro.
E’ veramente questo pensiero a muovermi? O non, piuttosto, la rabbia di sentirmi preso per stupido dalla tua furbizia, per cui sento messa in pericolo la mia autostima, la mia convinzione di essere una persona vincente?
O, ancora, la paura di perdere la mia sicurezza, perché hai messo in questione il mio possesso di quei beni che mi danno potere sulla vita e un posto in mezzo agli altri?
O, infine, sentire tradita la mia fiducia in te; meglio, la mia aspettativa –e pretesa!- che tu soddisfi (e questo io lo chiamo amore) il mio bisogno di sentirmi qualcuno?
Lascio emergere questa rabbia e queste paure perché, è vero, mi hai ferito. Hai tolto quei puntelli con cui avevo imparato a tenermi in equilibrio nella vita. Ma se, seguendo l’istinto di vendicarmi, ti tolgo ora i tuoi, non è detto che riesca a migliorare la situazione. Non posso ragionevolmente affermarlo. Mi trovo a un punto morto: questa mia giustizia non mi rischiara il futuro, ma assicura le tenebre per entrambi.
A volte il dolore può aprire al “colpevole” la via a un riscatto. A volte.
Tante altre egli non ha nemmeno le basi per intravedere un’alternativa. Come non ce l’ho io quando l’unica mia prospettiva è questa “legge del taglione”, sia pur civilizzata.
E se, questa volta, anziché reagire provassi a capire?
Come cristiano credo in un’altra vita che dà senso a quella in cui sono.
Devo allora stringere i denti e sopportare, aspettando di entrarci dopo la morte?
No: se è una vita eterna, significa che è già qui come possibilità, significa che posso attivarla perché diventi LA mia vita.
Comincio col rendermi conto che i comportamenti non nascono dal nulla, ma, se sbagliati, nascono da una storia sbagliata. Difficile condannare: se l’avessi avuta io, probabilmente avrei fatto altrettanto, se non peggio.
E questo mi porta dritto alla seconda considerazione: quel che posso dire di te appartiene anche a me, posso dirlo anche di me; però non posso, e quindi non voglio, ammetterlo.
E influenza anche i miei comportamenti, seppure in forma diversa rispetto a te. Forse io so meglio mimetizzarli col perbenismo e giustificarli ai miei occhi con tante ben fondate ragioni.

E’ dunque possibile la giustizia? La perfezione nei comportamenti? E’ umana una legge che misura tutti con lo stesso metro? Lascia perdere queste domande e prova a fare questi primi due passi, che sono capire e ammettere anziché giustificarti.
Puoi farlo solo quando ti senti guardato con la comprensione e la misericordia che ancora non sai dare agli altri.
La comprensione e la misericordia di un altro o di un Altro.
Poi… chissà?!
Vivere è crescere; e si cresce solo nella lotta, tra cadute e riprese del cammino.

Michele Bortignon