1 marzo 2024

Cos'è la preghiera?

Il primo marzo 2024 ha dato avvio a quello che papa Francesco ha proclamato l’anno della preghiera. Facciamo anche noi allora la nostra parte e proviamo a riflettere su quella che è una delle più caratteristiche manifestazioni della vita di fede.

Perché la preghiera? Da cosa nasce?

Parto da una constatazione: per noi è impossibile tenerci dentro le emozioni.

Le emozioni sono una specie di pressione interna che chiede di essere sfogata comunicandosi, per cui subito cerchiamo qualcuno con cui condividerle.

Qualcosa mi rende felice? Non vedo l’ora di dirlo a qualcuno.

Ho ritrovato la serenità? Ho bisogno di condividere il mio grazie per sottolineare la bellezza di questo momento.

Ho paura? Cerco chi possa rassicurarmi e darmi speranza.

Sono smarrito, disorientato, confuso? Chi può darmi un consiglio che mi aiuti a trovare la via d’uscita?

Sono triste? Da qualcuno ho pur bisogno di essere consolato!

Sono arrabbiato? Se non mi sfogo, uccido qualcuno!

Se l’emozione me la tengo dentro, senza sfogarla e recuperare la pace, mi ammalo.

Dover esprimere in parole questa emozione mi obbliga a capire da dove viene, cosa mi sta facendo e dove mi sta portando; e, di conseguenza, posso decidere come voglio viverla.

L’altro, che la accoglie, tanto più mi aiuta quanto più mi lascia parlare, aspettando che, parlando, io mi chiarisca a me stesso; e, quando interviene, lo fa aprendomi orizzonti, appartenenti alla sua esperienza, che io ancora non avevo intravisto.

Fortunato chi ha un amico che può farlo!

Ma ci sono persone che si sono create attorno un deserto, o le relazioni che hanno sono finte, in un teatro in cui ciascuno, per interesse, recita una parte, ma niente è vero. In questa solitudine è facile che da una difficoltà, da una sofferenza nasca la disperazione.

La vicinanza di persone che mi vogliono bene, invece, non solo mi aiuta, ma mi apre a un oltre: oltre a questo bene, sento che c’è un Bene da cui questo deriva. È bello vedermi attorno delle persone buone, che mi fanno stare meglio, ma avverto che questo, se c’è, è un riflesso di una bellezza superiore. Mi sento immerso in un mistero in cui c’è qualcosa di più grande di quanto io possa percepire coi sensi, un mistero le cui manifestazioni (e l’amore di chi mi vuol bene è una di queste) mi rivelano orientato al bene, al mio bene. In questo mistero avverto una Presenza, che chiamo Dio. Dio è la suprema armonia che mi chiama a sé per rendermi sé. E nell’armonia ogni difficoltà, ogni sofferenza diventa parte costruttiva di un tutto che è Bene.

Se, dunque, nella fatica, nella sofferenza guardo a Dio, la speranza apre uno squarcio di cielo da cui iniziano a filtrare luce, calore e significato. E' qui ed è così che nasce la preghiera: mi apro a Dio e a Lui confido e affido le mie emozioni. E Lui mi fa volare al di sopra delle mie difese, delle mie aspettative, dei miei limitati punti di vista, aprendomi a orizzonti inconsueti, dove già altri si sono avventurati prima di me, in cui scopro approdi di infinita saggezza. Preghiera è sfogare l’emozione che mi riempie e sentirla sostituita da quella pace che deriva da un sapermi non più da solo, in un cammino di risignificazione di quanto sto vivendo. La preghiera diventa così non qualcosa che faccio, ma qualcosa che mi succede e a cui do spazio in me.

Questo è quanto posso dirti sulla base della mia esperienza.

Ma vorrei coinvolgerti in questa ricerca. E allora ti chiedo:

  • Quand’è che spontaneamente ti ritrovi a pregare?

  • Quando la pace ti dice che la tua preghiera ha avuto senso, che cosa è stato bello e importante vivere in essa?


                                                                                                            Michele Bortignon

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