Che cos’è il battesimo? Me lo
sono tornato a chiedere in occasione del sacramento impartito alla mia nipotina
Rebecca. Ma andiamo per ordine e prima proviamo a dire cos’è un sacramento.
Quando, in un momento
particolarmente forte della vita, sentiamo il bisogno che Dio ci sia accanto
per affrontarlo e, di lì in poi, per vivere ciò che ad esso consegue, la Chiesa
ci si fa accanto per renderci presente Gesù con i gesti e le parole che Lui
stesso farebbe e ci direbbe in quell’occasione. Uno di questi momenti forti è
la nascita di una persona. Ad accoglierla non ci sono solo i genitori, ma tutta
una comunità, che, nel sacramento, vuol renderla partecipe di ciò in cui essa
crede perché l’ha sperimentato fonte di vita.
Sono i genitori, che di questa
comunità fanno parte, a scegliere ciò che sentono bene per lei. Può darsi sia
anche un adulto a chiedere di ricevere il sacramento. In entrambi i casi si
tratta di una scelta, di una scelta di campo che inserisce in una ben precisa
prospettiva, quella di Gesù. Una scelta che è alla base di tutte le altre, è il
discrimine di validità di tutte le altre. Importante, dunque, chiarire qual è
questa scelta.
Noi, in genere, cerchiamo di
orientarci nella vita scegliendo ciò che ci sembra bene sulla base di quel che
ci hanno insegnato e ci consigliano, dell’accettazione sociale di quel che
facciamo, del piacere che ci procura, del soddisfacimento di bisogni che
sentiamo impellenti. Non conseguire quel che desideriamo lo sentiamo come una morte del nostro io.
Ebbene, Gesù, con la sua vicenda
umana, più ancora che con le sue parole, proprio questo è venuto a dirci: se
per affermare il tuo diritto a esistere devi far fuori un altro, non sei sulla
strada della Vita. La Vita solleva sulle sue ali chi si fa uno con l’altro. Non
solo per la bellezza di sentire che attraverso di te passa la vita, che diventa
vita nell’altro, ma soprattutto perché la morte -scelta!- di quelle tue
strutture esistenziali (la paura, l’egoismo, l’aggressività…) che ti arroccano
a difesa di quel che tu pensi per te sia tutto, ti apre a un mondo nuovo, fatto
di prospettive impensate perché mai finora percorse. E’ questa la risurrezione?
Non una soluzione del problema, non ricevere una compensazione alla tua
rinuncia, ma un affacciarsi improvvisamente su un panorama che ti toglie il
respiro e ti riempie i polmoni di aria fresca. E tutto quel che prima ti
occupava e ti preoccupava non ha più peso. Sì, c’è ancora, ma si affronterà, si
risolverà… intanto immergiti in questa freschezza d’alta quota, nel calore di
un abbraccio che ti contiene –vedi tu come vuoi esprimere questa novità che ha
il peso e lo spessore della vita autentica, di fronte alla quale quel che
cercavi, ossessionato e arrabbiato, si dissolve come bruma al mattino.
Respira. Gusta. Ringrazia. Sei
risorto.
Hai scelto di morire sulla
fiducia di Uno che ti ha dato fiducia.
Sei risorto perché la sua storia
diventa storia di chiunque sceglie di vivere con Lui la propria storia.
Questo vuol dire San Paolo
quando, parlando del battesimo, afferma: “Se siamo stati completamente uniti a
Cristo con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione”
(Rm 6, 5). “Se dunque siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con
Lui” (Rm 6, 8).
Un significato, questo, in cui il
rito del battesimo ti inserisce attraverso elementi simbolici:
L’unzione con l’olio crismale
dice che, prima di scegliere Cristo, sei tu a essere stato scelto da Lui come
luogo in cui Egli vuol far vivere il suo Spirito.
L’acqua, nella sua duplice
valenza di portatrice di morte e di vita, rimanda al passaggio che attraverso
entrambe sei chiamato a compiere.
La veste bianca è il simbolo
della vita nuova di cui sei chiamato a rivestirti.
Ora hai tutta una vita davanti
per avventurarti a vivere quel che hai scelto, passando per grandi cadute,
piccole conquiste, deserti di scoraggiamento e oasi di fiducia.
Non importa dove sarai in grado di arrivare (fuggi
il desiderio di perfezione: Dio ti vuole con Lui, non come Lui!): Dio ti ha
scelto, tu hai scelto Lui. Siete Uno: è questa l’unica cosa che conta.Michele Bortignon
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