Di seguito l’introduzione del romanzo:
“Gli Esercizi... non sono stati la risposta a tanti miei interrogativi e nemmeno la cura alle mie ansie e alle mie preoccupazioni... Nella mia vita, le difficoltà ci sono: nuove o risolte, quotidiane e costanti. Ma ora mi sento accompagnata: Gesù mi è vicino e non sta più lassù sul crocifisso, benevolo ma lontano. Sento che nella quotidianità non sono sola: la preghiera, la sua vicinanza, il discernimento... nei momenti belli e nei momenti bui. E con lui posso capire qual è il passo successivo da fare sulla mia strada. Finalmente non devo portare tutti i pesi della vita sulle mie spalle ma li posso condividere con lui e, attraverso il discernimento, essere uno strumento del suo amore misericordioso. La mia vita si è così aperta ad altre e nuove prospettive”.
Questo, nella testimonianza di un’esercitante, è quello che possono dare a noi, oggi, gli Esercizi Spirituali. Ma dove, e come, sono nati?
“…chiesi al pellegrino1 qualche notizia sugli Esercizi, desiderando conoscere come li aveva composti. Mi rispose che non li aveva scritti tutti di seguito, ma quello che accadeva nell'anima sua e trovava utile, ritenendo che avrebbe potuto giovare anche ad altri, lo annotava” 2.
Gli “Esercizi”, il percorso spirituale che Ignazio propone come via all’incontro con Cristo, nascono dunque dalla sua esperienza messa a tema, esperienza che egli descrive poi narrativamente nell’ “Autobiografia”. Scritta ormai al termine della sua vicenda terrena, quest’ultima è il testamento di Ignazio ai suoi Compagni, per mostrare loro l’itinerario di un’anima in Dio. Un atto di umiltà e di coraggio di un padre che ha voluto mettersi a nudo davanti ai propri figli per insegnare loro cos’è la vita spirituale attraverso gli errori, le scoperte, le ingenuità, i desideri, le illusioni e le decisioni succedutesi nella propria esperienza.
Solo i padri del deserto e Sant’Agostino nelle “Confessioni”, prima di lui, avevano evitato gli scogli del genere letterario agiografico o dell’asettico trattato teologico per raccontarsi com’erano, confidando che l’esperienza concreta avrebbe insegnato più e meglio delle teorie e dei concetti.
Questo libro nasce allora dal desiderio di compiere, con il lettore, un viaggio in quell’esperienza di vita i cui passi e le cui acquisizioni Ignazio ha considerato così significativi, importanti e, in un certo qual modo, “universali” da porli come tappe di quel percorso che andrà riproponendo ad altri sotto il nome di “Esercizi Spirituali”.
Ho cercato di scavare a fondo nel mondo di Ignazio, sia a livello storico, ricreando la necessaria ambientazione, sia a livello psicologico, ma, in quest’ultimo caso, con un taglio che considero, per dirla in termini ignaziani, il “magis” di questo libro: il tentativo di far esprimere Ignazio col linguaggio di oggi, con i pensieri che avrebbe se fosse figlio della nostra epoca. E questo per renderlo, senza tradirne lo spirito, “accessibile”, comprensibile, “replicabile”: se non lo rimettiamo a camminare sulle nostre strade, rischiamo di non riuscire a incontrarlo!
In questo esperimento, complice la libertà che poteva darmi il genere letterario del romanzo, ho trattato con una certa elasticità i dati dell’ “Autobiografia”: certi spostamenti di luogo e di tempo, certe dilatazioni, tagli e accorpamenti, peraltro marginali e realizzati senza modificare il senso della storia, mi sono stati utili per conferire maggior fluidità e dinamicità alla narrazione, per far emergere e sottolineare certi concetti importanti per noi oggi.
In conclusione, Ignazio, con la propria esperienza, si propone come specchio dell’esperienza del lettore. Se qualche brano di questo libro riuscirà a farti esclamare: «Caspita! Ma qui ci sono anch’io!» e farti intravedere un altro modo per tornare a muoverti verso l’incontro con Cristo, non sarà stato vano ripercorrere con Ignazio la sua storia.
Buon cammino!
Michele
1 Così Ignazio di Loyola definisce se stesso nell’ “Autobiografia” o “Racconto di un pellegrino”.
2 Sant’Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali (nel seguito EE.SS.) n.99. Anche Juan Alfonso de Polanco, nella prefazione alla prima edizione degli Esercizi Spirituali (1548), sottolinea che essi nascono dall’esperienza dell’azione dello Spirito Santo che Ignazio aveva fatto in sé e nelle persone che accompagnava: “Haec documenta ac Spiritualia Exercitia quae non tam a libris quam ab unctione Spiritui Sancti et ab interna experientia et usu tractandorum animorum eductus noster in Cristo pater composuit” (Monumenta Ignatiana, Ex. Spir. I, 79). Ignazio stesso confessa che attraverso l’esperienza era Dio ad educarlo: “In questo periodo Dio si comportava con lui come fa un maestro di scuola con un bambino: gli insegnava. Ciò poteva dipendere o dal suo ingegno rozzo e incolto, o dal non avere altri che lo istruisse, o dal fatto che aveva ricevuto da Dio ferma volontà di servirlo. In ogni caso era per lui evidente, e lo fu poi sempre, che Dio lo trattava in quel modo; anzi crederebbe di offendere sua divina Maestà se ammettesse dubbi a questo proposito” (Autobiografia n.29).