Un limite bloccante, un bisogno insoddisfatto, una sofferenza senza prospettive quando si protraggono nel tempo provocano una tristezza, uno scoraggiamento, un esaurimento di energie che si traducono in fatica di vivere. Aggravata, tra l’altro, da una sorta di invidia o da un senso di ingiustizia che ti prende nel considerare che gli altri sembrano invece essere soddisfatti, appagati nei loro bisogni: loro hanno quel che tu vorresti avere! Hai la sensazione di essere l’unico sfortunato a questo mondo o che comunque la sorte con te si stia accanendo in modo particolare.
Si tratta veramente di una sfortuna, di una disgrazia o, sotto a queste, la vita ti sta lanciando una sfida di crescita verso un “di più” che la semplice assenza di problemi mai avrebbe permesso di raggiungere? Qual è il “Salvatore” nascosto nella stalla? Qual è lo schiaffo che ti sveglia perché torni a ricentrarti nella verità di te stesso? In quale falsa prospettiva di vita ti sei bloccato, che ora questa situazione fa andare in frantumi? Accettare questa sfida a rimettere tutto radicalmente in discussione: questo è cavalcare da protagonisti la propria situazione per darle un senso, per darle comunque un orientamento verso la Vita.
Se diamo credito a Cristo, questo senso lo si trova amando, in un amore che gratuitamente dona, trovando la propria ricompensa non nell'essere ricambiato, ma nell'essere in comunione con l'Amore stesso, nel sentire che amare è Vita.
Un’ “altra” pienezza, quella di essere figlio di Dio, è riservata a chi con Cristo, pensando agli altri, ama morendo a se stesso, accogliendo il proprio limite, portando la propria sofferenza. Come figlio mi aspetto e aspetto da Dio quella pienezza che rinuncio a cercare con i miei mezzi o a rivendicare con rabbia o tristezza. In quanto figlio, quest’attesa è piena del desiderio di Lui, del pensiero di Lui, della nostalgia di Lui, dell’amore per Lui. Proprio in questo cerco e trovo la mia dolcezza, il sentirmi suo, il sentirlo mio. Proprio in questo trovo già la mia pienezza: Dio in me e io in Lui. Sulla strada di Cristo, reso Dio nel suo Santo Spirito.
A costo di morire a te stesso, di accogliere il tuo limite, di portare la tua sofferenza, mantieni dunque la posizione, resistendo agli attacchi dell’angoscia, della tristezza, dello scoraggiamento. Quando senti che stai per cedere, fa rivivere in te il ricordo dei momenti in cui Dio si è fatto presente, per ravvivare la fiducia che, quando servirà, ancora ci sarà.
Mantieni la posizione. Sei il suo luogo-tenente perché il Nemico non rompa sul fronte che stai occupando e invada le posizioni di cui sei a capo: tutte le persone che possono essere influenzate dal tuo modo di essere e di affrontare le difficoltà. Se cedi, toglierai loro la speranza che nella morte si possa vivere da risorti. E, come il Risorto, proprio dalle tue ferite uscirà una luce: calore per il tuo cuore e chiarezza per il buio che ti circonda.
Tu in Lui e Lui in te. Può bastare e, allo stesso tempo, essere molto di più di quanto tu possa mai avere sperato. Sperarlo è fede. Viverlo è felicità.
Michele Bortignon
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