1 ottobre 2023

Quando l’ansia mi travolge

Voglio che sia finita: non sopporto l’idea che se ne andrà. E allora la lascio cadere, la lascio morire. Potevo tenerla ancora, ma la lascio andare. Non voglio però che questa sia la verità”. Nel film “Sette minuti dopo la mezzanotte”, Conor, un bambino di dodici anni la cui mamma è ammalata terminale di tumore, sta raccontando il suo incubo ricorrente al mostro che ogni notte viene a trovarlo. Sente che la mamma sta scivolando in un precipizio e lui cerca di trattenerla afferrandole la mano. Impresa impossibile; e Conor è combattuto tra coraggio e disperazione.

Desideravi che tutto finisse anche se l’avresti persa. Desideravi solo la fine del tuo dolore; lo volevi eppure non lo volevi. Non è importante quel che pensi; la cosa importante è quel che fai. L’unica cosa è dire la verità. Devi affrontare il tuo incubo, le paure che vivi in esso e dire cosa ti fa paura, raccontare la tua storia e dire la tua verità”.

Riportando a noi la vicenda… Che cosa sono le ansie se non degli incubi in pieno giorno? Ti raccontano una storia che tra poco accadrà, dove tu vivrai un disastro; e così ti riempiono di paura. La prima soluzione che ti viene in mente è fuggire. Sì, che tutto sia finito presto e si ritorni alla normalità, alla tranquillità. La tensione di rimanere nel problema è angosciante, assillante, è troppa da sopportare. Piuttosto cedere, lasciar perdere, lasciare che siano gli altri a pensarci, non impegnarsi nella soluzione del problema. Pure Conor non vuole che questa sia la sua verità: le paure mi trascinano ma non voglio che mi vincano.

E allora il mostro (interessante che proprio questa creatura spaventosa sia invece quella che gli si dimostra amica e gli fa percorrere un cammino di maturazione) gli fa vedere che il primo blocco da superare è quello della paura delle paure. Come? Guardandole in faccia, imparando a conoscerle, capendo come funzionano con te. E soprattutto rendendosi conto che è normale, è umano avere paura di fronte a situazioni difficili.

Custodisci la paura. Non lasciarla libera -mormorò. Quando tutto accade veloce, impara a essere lento”. Così Lacroix a Peter, che sta affrontando la sua prima battaglia nel corso della guerra di indipendenza americana, dal romanzo “Manituana” del collettivo Wu Ming.

Se la lasci libera, la tua paura ti trascinerà di qua e di là, dove vuole lei, facendoti fare quel che mai avresti voluto. La paura non si può vincere, ma si può custodire come forza che spinge alla prudenza, alla riflessione, al discernimento. La paura può diventare forza di saggezza. Come? Piantando i piedi quando inizia a trascinarmi. Respiro a fondo, mi fermo in mezzo al turbinio dei pensieri, mi do tempo, tutto il tempo che serve, e decido di pensare. Solo al prossimo passo da fare, non di più. Decido di vivere da adulto responsabile, come vorrei essere: un adulto che decide senza essere condizionato dalle sue paure. Ora le conosco e so dove vogliono portarmi. Ecco: non è là che voglio andare.

L’ansia mi dice di risolvere tutto e subito per sgravarmi dal peso della paura. No: decido di rimanerci da uomo, camminando nell’uragano. Non sono una foglia, sono un uomo.

Ma dopo l’ansia sopraggiunge la disperazione: non c’è via d’uscita, non c’è speranza. E’ così che la penso perché so vedere solo la mia via d’uscita, immagino solo la mia soluzione al problema. Ma forse questo uragano serve proprio per disancorarmi dalla mia soluzione, per rendermi perdente secondo le mie idee e aprirmi a un’idea nuova. Una morte per una risurrezione. Non vinto, non vincitore, ma diverso. E quindi aprirmi alla speranza che, alla fine tutto sarà bene.

Mi hanno aiutato le parole di Lacroix a cambiare prospettiva nei confronti delle mie ansie: normalmente cerco di ridimensionare la situazione e mi dico che ce la farò come ce l’ho sempre fatta; in una parola, cerco di galleggiare tenendo la testa sopra l’acqua per evitare di affogare, in un atteggiamento che ha tanto di rassegnazione, di fatalismo. No: la mia vita è la mia battaglia e voglio combatterla, vivendola da protagonista. Voglio io tenerne in mano le fila, non le mie ansie, non le mie paure. Sono al mondo per farlo. Posso farlo. Voglio farlo.

E il primo passo sarà quello di cambiare strada: non cercando quella tranquillità che è assenza di problemi, ma cercando in Te la Vita, mio Signore.


Voglio gioire di Te,

Signore.

Non della pace

così spesso foriera

di un nulla che annulla.

Di Te voglio gioire!

Primo perché

mi hai messo con Te

esploratore di una via

nei problemi del mondo.

E ancora perché

Ti vedo: ci sei!

Il bello mi parla

e il bene Ti dice.

E quando ti cerco

l’amore ti trova.


                                                                                                      Michele Bortignon

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