12/22/2016

Annunciatori di gioia


L’angelo, nel vangelo di Luca, avvisa i pastori di un avvenimento normalissimo: la nascita di un bambino (Lc 2,9-13). 
Eppure, a saper guardare la quotidianità con occhi nuovi, questa ci parla e ci rimanda a qualcosa di più grande: si tratta semplicemente di “andare a vedere”, come i pastori (Lc 2,15-16).
Ed ecco che chi “va a vedere” e  fa esperienza di “qualcosa di grande”, non può più trattenere ciò che gli riempie il cuore e, proprio come i pastori, va ed annuncia (Lc 2,17).

Siamo partiti da una riflessione sul nostro vissuto, da una domanda che ci siamo posti, per augurare anche a te in questo Natale di andare, vedere, annunciare.

"Vi annuncio una grande gioia” (Lc 2,10)
Qual è il messaggio di gioia che ho vissuto e che quindi
  non posso non annunciare?

Ho trovato la pace che cercavo e,
anche se niente è semplice, VIVO!
Grazie a GESU' che mi ha fatto andare oltre....
e mi ha gridato con gioia
TI ASPETTAVO!!
Pasqualina
La gioia di sapere che si può
sempre ricominciare: e soprattutto che
è oggi il giorno per farlo!
Maria Rosa
Vi annuncio una grande gioia...
il Signore mi ha detto:
"Ho bisogno proprio di te
per realizzare il mio progetto; CORAGGIO!"
Katia

Durante la giornata,
tra mille problemi e difficoltà,
avere l’opportunità di congiungere le mani in una preghiera
che mi ridà pace e fiducia per continuare
il mio percorso di vita con un compagno prezioso
e affidabile in ogni occasione.
Lisa
Il mio messaggio di gioia viene dalla fede e dal kaire.
Il ”non temere io sono con te” mi dà una grande gioia e una grande serenità;
perciò non posso che annunciarlo.
Anna

Il mio messaggio di gioia è l’aver scoperto un amore nuovo e molto potente, un’energia feconda, amorevole, accogliente, uno spirito santo che mi riempie da dentro inspiegabilmente e che mi fa trovare luce nonostante i meandri dei silenzi e vuoti più bui.
Un amore che condivide la mia gioia e sostiene i miei dolori, che mi eleva con ali dorate nel cielo nella letizia del vivere e mi accompagna negli inferi quando la vita mi sbatte all’inferno. Comunque sempre insieme, sempre con rinnovata forza, con rinnovata fiducia, rinnovato amore dopo il discernimento e la meditazione insieme.
La gioia più grande è sapere di non essere soli, sapere che qualcuno nel profondo dell’animo ti aggancia irrimediabilmente e ti tende una mano, ed è con te, per te, in te… e allora comprendi che ad ogni piccola morte seguirà una nuova rinascita, che non c’è fine, che la tua fede è così potente e viscerale dentro di te, che tutto potrà essere accettato, compreso, reso fertile… il miracolo è compiuto quando Dio ti trova e noi troviamo lui! Grazie!!
Rita

La gioia grande che voglio condividere in questo Natale è
la consapevolezza che Dio è AMORE,
e imparare a conoscerlo vuol dire imparare ad amare.
Questa è la mia gioia più grande.
Alessandra

La mia più grande gioia è
sapere che Dio mi ama esattamente così come sono;
sapere che sono preziosa ai suoi occhi,
che valgo quanto un tesoro
e che sono così importante da essere aspettata,
cercata ed amata sempre...
soprattutto quando me lo "merito" meno!
Renata
Io gioisco quando condivido 
ciò che sono
e ciò che ho con gli altri nella quotidianità.
Domenico

Cosa suscita in te avere davanti
un bambino piccolo?
Tenerezza, bellezza, senso di protezione,
gioia, stupore, desiderio di tenerlo in braccio.
È questo il modo in cui ti entra nel cuore e ti fa suo.
Col Natale Dio ci dice che così vuole incontrarci.
Suscitando affetto. 
Ogni altro modo non è da Lui.
Michele

Quando ero piccolo i miei zii mi raccontavano come ai loro tempi, tra i pochi giochi che avevano, andava molto quello delle trottole. Adesso i tempi sono cambiati, ci sono mille altri giochi che affollano la mente dei bambini e nessuno oserebbe chiedere un gioco così in dono; eppure se guardo una trottola penso rappresenti molto bene la mia vita: un continuo corre o, per meglio dire, girare tra lavoro ed impegni vari, con il rischio che gli incontri diventino scontri, che sottraggono energie e che alla fine mi buttino a terra. Ripartire non è semplice... oppure sì, bastano le due dita di un Bambino; quello stesso Bambino che mi dice: «non temere io sono al tuo fianco per ricominciare ancora una volta, come una nuova nascita».  Qualche volta stento a crederci, sembra troppo grande quasi impossibile, ma più sono dubbioso e più Lui mi sa stupire, dando nuova linfa al mio cuore.
Enrico

La voce del bimbo mi chiama.
Mi immergo nella sua purezza, nel suo candore, nella sua fonte di saggezza.
Mi chiama per nome e mi invita a giocare, a lasciare andare il mio rincorrere il mondo importante.
Lo guardo, mi ascolto.
Lo guardo, ho consapevolezza.
Un fiume di parole mi scorre vicino, ma contemplo, mi inebrio di questa visione.
Luce, quanta luce, ma non mi acceca, mi riscalda.
Il Bimbo è il tutto, sintesi e armonia dell’universo.
Mi immergo nel suo amore, mi avvolgo nel suo abbraccio.
Ti vedo, re dei re, scudo forte, verità, fermezza…
Lo sento; annuso, mi placo.
Assaporo il buon profumo, la freschezza, l’autenticità.
Lo tocco; sfioro il tepore, mi riscaldo.
Faccio tesoro del calore, lo serbo.
Infine lo ascolto, non sono parole, ma suoni per la mia mente, meraviglia sonora.
Bimbo, mio bimbo, tenero bimbo gigante.
Grandioso. Tenero.
Coperta d’amore, cullami con il tuo tepore.
Betti

12/01/2016

Misericordia... lasciamo la parola a Dio

All’inizio di quest’anno dedicato dalla Chiesa alla misericordia, ci eravamo detti quasi per scherzo: «Sarebbe bello che tutti gli articoli del nostro blog nel 2016 parlassero della misericordia!». Siamo giunti alla fine dell’anno e dobbiamo ringraziare il Signore perché ha continuato a ispirarci al riguardo.
Ma forse ancora non abbiamo riflettuto su cos’è la misericordia dal punto di vista di Dio. E allora proviamo a chiederglielo e facciamocelo dire da Lui.

«Quando vedo che vai a farti male, sento come una fitta al cuore per la preoccupazione. Vorrei richiamarti indietro, avvertirti in qualche modo, mettermi in mezzo e fermarti… ma, con un figlio adulto, amore è rispettare le sue decisioni. E, allora, aspetto. Senza perderti di vista, pregandoti (Oh sì, anch’io so farlo! Non senti come mi aggrappo alla tua coscienza?) di fermarti almeno in tempo per non farti troppo male.
Ma quel che più mi strazia il cuore è vederti, dopo la caduta, calpestato dal mio e tuo Nemico, che ti suggerisce beffardamente che io ti ho abbandonato perché tu mi hai abbandonato, che ti sei reso indegno del mio sguardo.Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 14-15).
E allora ti faccio una proposta. Ma guarda che ci tengo! Anche mentre stai facendo qualcosa di sbagliato – non importa se ti fai schifo o ti fa schifo quel che stai facendo… – chiamami vicino a te, lasciami stare vicino a te. Io voglio comunque esserci in quel che stai facendo, perché tu possa parlarmene, piangere con me, anche urlare la tua incapacità di uscirne, ma… con me.
Non ti rimprovererò – lo stai già facendo tu da solo! –: voglio solo abbracciarti per farti sentire tutto il calore della mia tenerezza, la dolcezza del bene e del bello che in tutto ti circonda e ti parla del mio amore. Sarà la nostalgia della bellezza a riportarti alle giuste scelte, quelle che ti fanno bene.
Lo so che quando ti prende la compulsione tu vedi solo quello che vuoi fare e, dopo, vedi solo quel che hai fatto. Vuoi sapere come faccio a fare misericordia? Aiutandoti a contestualizzare. Forse quel che hai fatto è un’eccezione rispetto a quel che sei sempre stato e a quel che vuoi essere. E allora non drammatizzare. Torna a me e ricominciamo a camminare assieme. Come? Anche qui contestualizzando: guarda se quel che vuoi fare si inserisce in ciò che sei stato finora e che vuoi essere. Ti aiuta a essere più te stesso? E’ questo che tu davvero desideri per te, pensando a domani, quando ti volterai a guardare l’oggi?
In ogni caso, quando ancora ti riprendesse la compulsione e di nuovo vedessi solo quel che vuoi fare, balbettami il tuo smarrimento, la tua paura, la tua voglia / non voglia che io sia lì con te. Ma parlami. Anche se dopo andrai avanti per la tua strada. Parlami. Sarà il sottile legame che ci permetterà di restare ancorati alla speranza, Perché anche tu sai che la mia strada è anche la tua, anche se adesso non hai la forza di mettertici.
E, quando ti è passato, non fermarti a ravvoltolarti nello schifo di te stesso: voglio che tu sia con me, anche dopo quel che hai fatto, per parlare agli altri della tua Verità – che sono io! – e così confermarti che quello è il tuo nucleo fondante. Quello sei tu e quello sono io. Tu sei mio figlio. Io sono tuo padre».


                                                                                  Michele Bortignon