All’inizio di quest’anno dedicato
dalla Chiesa alla misericordia, ci eravamo detti quasi per scherzo: «Sarebbe
bello che tutti gli articoli del nostro blog nel 2016 parlassero della
misericordia!». Siamo giunti alla fine dell’anno e dobbiamo ringraziare il
Signore perché ha continuato a ispirarci al riguardo.
Ma forse ancora non abbiamo
riflettuto su cos’è la misericordia dal punto di vista di Dio. E allora
proviamo a chiederglielo e facciamocelo dire da Lui.
«Quando vedo che vai a farti male, sento come una fitta al
cuore per la preoccupazione. Vorrei richiamarti indietro, avvertirti in qualche
modo, mettermi in mezzo e fermarti… ma, con un figlio adulto, amore è
rispettare le sue decisioni. E, allora, aspetto. Senza perderti di vista,
pregandoti (Oh sì, anch’io so farlo! Non senti come mi aggrappo alla tua
coscienza?) di fermarti almeno in tempo per non farti troppo male.
Ma quel che più mi strazia il cuore è vederti, dopo la
caduta, calpestato dal mio e tuo Nemico, che ti suggerisce beffardamente che io
ti ho abbandonato perché tu mi hai abbandonato, che ti sei reso indegno del mio
sguardo. “Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi
ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non
commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si
dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 14-15).
E allora ti faccio una proposta. Ma guarda che ci tengo!
Anche mentre stai facendo qualcosa di sbagliato – non importa se ti fai schifo
o ti fa schifo quel che stai facendo… – chiamami vicino a te, lasciami stare
vicino a te. Io voglio comunque esserci in quel che stai facendo, perché tu
possa parlarmene, piangere con me, anche urlare la tua incapacità di uscirne,
ma… con me.
Non ti rimprovererò – lo stai già
facendo tu da solo! –: voglio solo abbracciarti per farti sentire tutto il
calore della mia tenerezza, la dolcezza del bene e del bello che in tutto ti
circonda e ti parla del mio amore. Sarà la nostalgia della bellezza a
riportarti alle giuste scelte, quelle che ti fanno bene.
Lo so che quando ti prende la
compulsione tu vedi solo quello che vuoi fare e, dopo, vedi solo quel che hai
fatto. Vuoi sapere come faccio a fare misericordia? Aiutandoti a
contestualizzare. Forse quel che hai fatto è un’eccezione rispetto a quel che
sei sempre stato e a quel che vuoi essere. E allora non drammatizzare. Torna a
me e ricominciamo a camminare assieme. Come? Anche qui contestualizzando:
guarda se quel che vuoi fare si inserisce in ciò che sei stato finora e che vuoi
essere. Ti aiuta a essere più te stesso? E’ questo che tu davvero desideri per
te, pensando a domani, quando ti volterai a guardare l’oggi?
In ogni caso, quando ancora ti
riprendesse la compulsione e di nuovo vedessi solo quel che vuoi fare,
balbettami il tuo smarrimento, la tua paura, la tua voglia / non voglia che io
sia lì con te. Ma parlami. Anche se dopo andrai avanti per la tua strada.
Parlami. Sarà il sottile legame che ci permetterà di restare ancorati alla
speranza, Perché anche tu sai che la mia strada è anche la tua, anche se adesso
non hai la forza di mettertici.
E, quando ti è passato, non
fermarti a ravvoltolarti nello schifo di te stesso: voglio che tu sia con me,
anche dopo quel che hai fatto, per parlare agli altri della tua Verità – che sono
io! – e così confermarti che quello è il tuo nucleo fondante. Quello sei tu e
quello sono io. Tu sei mio figlio. Io sono tuo padre».
Michele Bortignon
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