11/05/2016

La misericordia raccontata da chi ne ha fatto esperienza


Una parafrasi di Lc 7,36-46

Lo sapevano tutti che quel giovane Rabbi sarebbe stato ospite in casa di Simone il fariseo. Non so nemmeno io perché decisi di passare ed osai entrare. Avevo bisogno di sentirmi perdonata e prima ancora di essere amata; amata in un modo nuovo, guardata in un modo nuovo. Ero stanca dello sguardo accusatore della gente e di quello ammiccante degli uomini. Avevo bisogno di uno sguardo diverso, di qualcuno che sapesse e riuscisse ad andare oltre a quello che tutti vedevano: la pubblica peccatrice. Che ne sapevano loro della mia storia, del mio malessere, di come mi sentivo? Che ne sapevano loro del peso atroce sulle mie spalle, del mio bisogno di togliermi di dosso il fardello dei miei peccati?
Avevo sentito che questo maestro di nome Gesù era diverso, aveva rispetto delle donne, le considerava come nessun altro: delle persone.
Entrai in casa di Simone. Non sapevo che dire, parlavano già i loro sguardi. Come chiedere perdono? Gli occhi di tutti erano puntati su di me: io donna -e che donna!- in mezzo a loro, uomini rispettabili secondo la legge. I loro occhi mi spogliavano, non solo dei vestiti, ma anche di quel briciolo di rispetto umano che pensavo di meritare. Mi misi in un angolino dietro a Gesù e non riuscii a far altro che piangere ai suoi piedi tutte le lacrime che mi erano restate. Piangevo e ungevo i suoi piedi di olio profumato, piangevo e li bagnavo di lacrime, piangevo e li asciugavo con i miei capelli, piangevo e baciavo i suoi piedi. Che altro potevo fare? Non avevo parole per chiedere perdono, non avevo scuse, giustificazioni, frasi fatte. Cercavo solo un po’ di amore, amore vero.
Poi non so che cosa è successo, Gesù parlava con Simone, e intanto lasciava che mi occupassi di Lui, che gli dimostrassi il mio amore e il mio bisogno di perdono come potevo e come sapevo. Ricordo solo le parole che mi ha rivolto guardandomi negli occhi e prendendo le mie mani: gesti che nessuno faceva più da tanto tempo con me. La Sua voce era dolce e autorevole, i suoi occhi profondi. Occhi che ti scrutano sino nel profondo del cuore, voce che muove le corde della tua anima. Ciò che Gesù mi ha detto non lo scorderò mai più: «I tuoi peccati sono perdonati, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace».
Sono uscita dalla casa di Simone leggera, con lo sguardo alto, la schiena dritta.  Perdonata… ero stata perdonata: il mio peccato non c’era più, era condonato, stracciata per sempre la cambiale, volatilizzato il macigno che mi opprimeva il cuore. Il mio cuore, un cuore nuovo, un cuore che sapeva, ora, amare in modo nuovo perché, ora, si sentiva amato e perdonato prima ancora di aver chiesto amore e perdono. Ero in pace sì, non sapevo se sarei riuscita a non peccare più, Gesù non lo ha preteso, conosceva i miei limiti e le mie miserie. Ma ora io, più di ogni altra cosa, conoscevo la Sua misericordia ed è questo che fa la differenza!

                                                                                                  Maria Rosa Brian

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