Lo
sapevano tutti che quel giovane Rabbi sarebbe stato ospite in casa di Simone il
fariseo. Non so nemmeno io perché decisi di passare ed osai entrare. Avevo
bisogno di sentirmi perdonata e prima ancora di essere amata; amata in un modo
nuovo, guardata in un modo nuovo. Ero stanca dello sguardo accusatore della
gente e di quello ammiccante degli uomini. Avevo bisogno di uno sguardo
diverso, di qualcuno che sapesse e riuscisse ad andare oltre a quello che tutti
vedevano: la pubblica peccatrice. Che ne sapevano loro della mia storia, del
mio malessere, di come mi sentivo? Che ne sapevano loro del peso atroce sulle
mie spalle, del mio bisogno di togliermi di dosso il fardello dei miei peccati?
Avevo
sentito che questo maestro di nome Gesù era diverso, aveva rispetto delle
donne, le considerava come nessun altro: delle persone.
Entrai
in casa di Simone. Non sapevo che dire, parlavano già i loro sguardi. Come
chiedere perdono? Gli occhi di tutti erano puntati su di me: io donna -e che
donna!- in mezzo a loro, uomini rispettabili secondo la legge. I loro occhi mi
spogliavano, non solo dei vestiti, ma anche di quel briciolo di rispetto umano
che pensavo di meritare. Mi misi in un angolino dietro a Gesù e non riuscii a
far altro che piangere ai suoi piedi tutte le lacrime che mi erano restate.
Piangevo e ungevo i suoi piedi di olio profumato, piangevo e li bagnavo di
lacrime, piangevo e li asciugavo con i miei capelli, piangevo e baciavo i suoi
piedi. Che altro potevo fare? Non avevo parole per chiedere perdono, non avevo
scuse, giustificazioni, frasi fatte. Cercavo solo un po’ di amore, amore vero.
Poi
non so che cosa è successo, Gesù parlava con Simone, e intanto lasciava che mi
occupassi di Lui, che gli dimostrassi il mio amore e il mio bisogno di perdono
come potevo e come sapevo. Ricordo solo le parole che mi ha rivolto guardandomi
negli occhi e prendendo le mie mani: gesti che nessuno faceva più da tanto
tempo con me. La Sua voce era dolce e autorevole, i suoi occhi profondi. Occhi
che ti scrutano sino nel profondo del cuore, voce che muove le corde della tua
anima. Ciò che Gesù mi ha detto non lo scorderò mai più: «I tuoi peccati sono
perdonati, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace».
Sono
uscita dalla casa di Simone leggera, con lo sguardo alto, la schiena
dritta. Perdonata… ero stata perdonata:
il mio peccato non c’era più, era condonato, stracciata per sempre la cambiale,
volatilizzato il macigno che mi opprimeva il cuore. Il mio cuore, un cuore
nuovo, un cuore che sapeva, ora, amare in modo nuovo perché, ora, si sentiva
amato e perdonato prima ancora di aver chiesto amore e perdono. Ero in pace sì,
non sapevo se sarei riuscita a non peccare più, Gesù non lo ha preteso,
conosceva i miei limiti e le mie miserie. Ma ora io, più di ogni altra cosa, conoscevo
la Sua misericordia ed è questo che fa la differenza!
Maria Rosa Brian
Nessun commento:
Posta un commento