Gesù è morto e sepolto. Una storia si è conclusa. Chi abbiamo amato ci
ha abbandonato. Finito tutto. Razionalmente, una morte, una malattia, un
abbandono, una separazione, un licenziamento, ecc. mettono la parola fine a una
vicenda lasciando solo l’amaro in bocca.
Eppure, a saperla leggere con la speranza che il cuore ci suggerisce,
ogni “morte” può portare a una risurrezione.
Maria di Màgdala e l’altra Maria mentre andavano, in quel giorno dopo
il sabato, a visitare la tomba di Gesù, erano animate già da uno Spirito nuovo.
L’Amato viveva già in loro, non poteva essere diversamente: loro andavano per
stare assieme a Gesù, non per vegliare un cadavere.
Anche le guardie si trovavano nello stesso luogo, ma con uno spirito e
uno scopo diverso. Loro non avevano fatto esperienza dell’Amore: loro erano a
guardia di un sepolcro. Cosa potevano vederci di diverso da quello che già si
aspettavano?
E’ proprio questo credere Dio presente nella nostra situazione,
nonostante le apparenze ci dicano il contrario, a trasformare una situazione di
morte in resurrezione.
È la presenza di Dio a cambiare la situazione e ad alleggerire i
macigni che pesano nel nostro cuore. E se, assieme a Lui, sappiamo
guardare alla situazione con occhi nuovi e uno Spirito nuovo, possiamo fare
esperienza, con Lui risorto, di una risurrezione anche per noi.
“L’angelo disse alle donne: …So che cercate Gesù, il crocifisso. Non
è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era
stato deposto»”. L’angelo sembra quasi dire alle donne: «Smettetela di
cercare e vedere nel solito modo, ma guardate oltre, al nuovo, al cambiamento a
cui Dio vi spinge e in ciò sentirete che Lui è con voi». E, fidandoci di questa
parola, affidandoci a questo nuovo modo di vedere, questa situazione comincia a
presentarsi sotto un’altra prospettiva.
In vista della Pasqua, abbiamo posto a confronto questa esperienza
delle donne con una nostra personale esperienza di “morte” che abbiamo visto
risuscitare quando ci siamo fidati di Dio. Ci siamo chiesti: «Quando anche noi
siamo tornati a una situazione pensando di trovarla morta, sterile, conclusa,
senza speranza e invece abbiamo scoperto che proprio in quella morte si stava
preparando una risurrezione?».
Ne sono emerse le testimonianze che riportiamo di seguito.
Nella malattia
Mi sono trovata in una situazione in cui mi veniva naturale chiedere
la guarigione: "Signore ti prego fa che non sia quello che penso". Mi
veniva anche da barattare la guarigione con qualcos'altro: "Signore se
guarisce ti prometto che..."
Mi metteva in crisi la devozione che vedevo negli altri, fatta di
candele accese e novene. Io non riuscivo a pregare in questo modo, non sapevo
cosa pregare, o meglio pregavo chiedendo a Dio di stare in quella situazione di
dolore con me, con loro; gli chiedevo di esserci, di non lasciarci scivolare
nella disperazione. Chiedevo una presenza, una vicinanza. Chiedevo di poter
essere per loro un tramite di quello che già sentivo io: un Dio che mi prendeva in
braccio e mi diceva di non temere, che qualsiasi cosa sarebbe accaduta Lui ci
sarebbe stato. La certezza che Lui c'era, era già preludio di resurrezione in
qualsiasi modo si fosse conclusa la vicenda.
Maria Rosa
Nello sconforto
Il servizio civile,
trascorso in una casa famiglia a contatto con ragazzi “difficili”, diventa
esperienza concreta di amore e di Dio. L’anno trascorre, l’esperienza finisce,
si torna alla vita di sempre, qualcosa “muore”… ho visto svanire un sogno come
i discepoli alla morte del Signore. C’è stata delusione, amarezza: alla fine ho
scelto la vita normale. Ma chi ha fatto esperienza di condivisione, di
comunità, di famiglia non riesce più a tornare alla vita di prima. Anni dopo ho
saputo che un ragazzo che seguivo si era cacciato in un brutto giro; la persona
che mi raccontò il fatto sentenziò che gente così starebbe bene chiusa in
galera e buttare le chiavi. Giudizio che prima della mia esperienza mi sarebbe
appartenuto. Ma questo ragazzo di cui si parlava faceva parte della mia vita,
io conoscevo la sua storia passata, le sue grandi sofferenze e solitudini, gli
volevo bene come a un figlio. Quel giorno ho fatto risorgere in me l’esperienza
vissuta del servizio civile e la consapevolezza che non posso giudicare mai una
persona solo da ciò che compie, ma posso solo, se lei lo vuole camminare
assieme. È nata così, la disponibilità e la voglia di essere, assieme a mia
moglie, una famiglia accogliente.
Domenico
In una difficoltà nel lavoro
Un fià massa de corsa
a me parea de ‘ndare
e qualcheduni drìome
che no me assàva stare.
Goi fato o no goi fato?
Che ansia… aiuto! Aiuto!
El stomego el se strenze
se no ze a posto tuto!
Ma e robe, a un serto punto
e cambia: el to paròn,
a dirla proprio s’ceta,
te buta so on canton.
Che rabia! Che ingiustissia!
Ze massa grando el scorno.
Ma chietate un pocheto
e vardate un fià intorno…
Te sito mai inacorto
che a fare na paroea
co chi che te lavori
ze un gusto e ‘l tempo el svoea?
Sì, giusto, ze importante
produrre e lavorare
ma no fin a dersfarse…
No a ze, sta qua, so mare!
No stà voère un “Bravo!”
se questo costa massa.
No te par che sia mejo
co a femena a te imbrassa?
No sta sercar distante
a to feissità!
Se ti te vardi puito
te a vedi: la ze qua!
Michele
Nelle difficoltà della vita
Nella vita le situazioni difficili sono molte; la mia
esperienza mi ha insegnato a non
disperare mai e ad avere fiducia nell'Amore. Molto spesso ciò che oggi ci
appare segnato dal dolore e senza via d'uscita nel tempo assume aspetti diversi
e cambiamenti che mai ci saremmo aspettati. La realtà, che dapprima sembrava
pregna di disperazione e angoscia, ad un certo punto ci mette davanti orizzonti
di luce insperati.
Attraverso la preghiera, anche semplice ma sentita, l'Amore si fa
strada nell'intimo della persona e della vita e la Bellezza si manifesta quando
meno ce lo aspettiamo.
Ho potuto toccare con mano morti e resurrezioni in tante esperienze
personali. Ai miei figli cerco di trasmettere il messaggio di non mollare mai
anche quando la strada si fa assai ardua perché le soluzioni, con impegno e
affidamento nelle mani di Dio, si trovano e ad un certo punto arrivano.
Con l'aiuto del Padre e la sincera condivisione con Lui dei fardelli
della vita, passo dopo passo, una nuova leggerezza si fa strada e il guardare
all'esistenza con occhi positivi ci apre a nuove possibilità e prospettive. E'
questa che io chiamo Resurrezione.
Anna
E tu, quando guardi dentro al tuo sepolcro, quali germogli di
risurrezione ci vedi?
Buona Pasqua di risurrezione!
Maria Rosa
Brian
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