Un po’ per gioco e un po’ per sfida mi sono trovata a leggere le “Lettere a Lucilio” di Seneca. Mi era stato chiesto di farne una lettura mirata: cercare, in questo testo filosofico, in che modo gli stoici cercavano la libertà dalle proprie pulsioni e dalle pretese altrui.
Come fare per restare fedeli a se stessi? Come perseguire i propri obiettivi? Come vivere il presente senza eccessive ansie per il futuro o inutili recriminazioni per il passato?
In queste lettere, che, circa duemila anni fa, Seneca ha inviato all’amico Lucilio, ho trovato vie percorribili anche a noi donne e uomini di oggi.
In effetti,
trascorriamo gran parte della nostra vita cercando di piacere a qualcuno o nel
tentativo di far contenti gli altri, ma “chi vuol essere dappertutto non sta
in nessun luogo” [lettera 2]. Facciamo
di tutto per essere accettati, ci conformiamo, ci adeguiamo, ci
adattiamo e alla fine non ci riconosciamo più e non ci piacciamo più. Ci
guardiamo allo specchio e ci facciamo schifo, vediamo solamente la persona che
gli altri vogliono vedere; e allora Seneca replica: “Raggiunge il culmine
della sapienza chi sa di che cosa debba gioire e non pone la propria felicità
in potere altrui” [lettera 23].
Tradiamo noi
stessi per non scontentare gli altri, e così perdiamo la cosa più preziosa che
abbiamo -la nostra unicità e la nostra bellezza originaria- per conformarci a
come pensiamo che gli altri ci vogliano; ma è vero proprio il contrario: “Chi
ha il possesso di sé non ha perso niente” [lettera
42]. Perdiamo tempo e vita cercando di accumulare beni; Seneca invece
evidenzia che “è povero non chi possiede poco, ma chi brama di più” [lettera 2] e “l’essere vissuti a
sufficienza non dipende dal numero degli anni o dai giorni, ma dal nostro
animo” [lettera 59]. E, ancora, il
timore che le cose possano cambiare a nostro sfavore ci immerge nell’angoscia;
cosa fare, dunque? “Non renderti infelice prima del tempo, perché i mali che
hai temuto imminenti forse non verranno mai… …e se anche un male deve venire,
che vantaggio c’è ad andargli incontro? Sarai in tempo a dolertene quando
verrà; intanto augurati cose migliori; guadagnerai tempo.” [lettera 13].
Leggendo queste lettere ho capito che avere un obiettivo, uno scopo nella vita, un progetto, un fine, è ciò che ci dà la forza di vivere ogni giorno cercando di essere fedeli al nostro sogno, anche se ciò comporta deludere le aspettative altrui: “non saprà ordinare i particolari se non chi ha già una visione d’insieme di tutta la vita” [lettera 71] L’essenziale è perseguire il proprio fine… lasciando liberi gli altri di agire e perseguire il loro obiettivo a modo loro e come vogliono. Io posso dare il mio consiglio e parere: l’altro è libero di accettarlo o no. Viceversa, gli altri possono darmi i loro consigli e pareri; e io sono libera di accettarli o meno. È vitale focalizzare il proprio obiettivo accettando tutti gli imprevisti come occasioni per allenarci e crescere: questo ci aiuta a liberarci dalle nostre paure, dalle nostre ansie e angosce. “Se vuoi rendere gioiosa la tua vita lascia ogni preoccupazione per essa. Nessun bene giova a chi lo possiede, se il suo animo non è pronto a perderlo” [lettera 4]. Considerare le avversità come occasioni in cui imparare dalla vita stessa ci libera dalle aspettative esagerate su noi stessi, ci permette di accettare e imparare anche dalle cadute e a non considerarle solo come sbagli: “ti rendi conto che in ogni avvenimento non c’è niente che debba far paura, se non la stessa paura” [lettera 24]. Inoltre è inutile piangerci addosso o, peggio, trovare scuse e inutili colpevoli per ciò che nella nostra vita non va bene: “Vuoi sapere qual è la nostra arma di difesa? Non indignarsi di niente; sapere che anche ciò che sembrerebbe lederci serve alla conservazione dell’universo e rientra fra quelle cause che assicurano al mondo l’adempimento delle sue finalità” [lettera 72]. Cercherò di fare della mia vita una meraviglia con gli ingredienti che ho a mia disposizione senza recriminazioni o inutili rimpianti. “il male non sta nelle avversità, ma nel fatto che tu ti lagni… l’unica infelicità per l’uomo è credere che esista l’infelicità nella natura” [lettera 96]. Vivi ora! La vita è in questo momento, non ieri né domani.
Non è detto cha alla fine tu raggiunga il tuo obiettivo, ma è nella strada che hai fatto per cercare di raggiungerlo che troverà un senso e uno scopo il tuo vivere. Una strada che percorri non necessariamente cambiando la tua situazione, ma cambiando te stesso in quella situazione; dunque, “Se vuoi sfuggire ai mali che ti assillano, non devi andare in un altro luogo; devi essere un altro uomo” [lettera 104]; “Desidero che non ti manchi mai la gioia, anzi che ti nasca in casa; e ti nascerà, purché essa sia dentro te stesso” [lettera 23]
La sensazione che ho avuto leggendo queste lettere, però, è di una mancanza. L’uomo che Seneca prefigura basta a se stesso: il suo successo o insuccesso dipendono dalla sua capacità di trovare dentro di sé la forza e le motivazioni giuste.
Se guardo dentro di me, anch’io trovo la gioia, la forza, il coraggio, la tenacia, trovo le mie capacità o i miei fallimenti; ma non solo: io trovo un Altro. S. Paolo direbbe: “non vivo più io, ma Cristo vive in me” [Gal 2,20].
Per noi
cristiani, è su Cristo, e non esclusivamente sulle nostre forze, che si fonda
il nostro essere liberi dalle nostre pulsioni e dalle aspettative altrui.
Questa libertà non è solo uno sforzo ciclopico di perfezione, autocontrollo e
buona volontà, ma è dono, dono del Suo amore. L’aver sperimentato che è Dio ad
amarci per primo e in modo totalmente disinteressato ci porta a ridimensionare
il nostro bisogno di stima e di affetto e a liberarci dalle aspettative e
condizionamenti degli altri. S. Giovanni afferma: “Non siamo stati noi ad
amare Dio, ma è lui che ha amato noi” [1Gv
4,19]. E ancora: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” [1Gv 4,10].
Ed è questa certezza di una Presenza che ci avvolge e ci abita a diventare il motore di un cambiamento che ci rende liberi e protagonisti della nostra vita.
Tutto questo lo potrei riassumere con le parole di Teresa d’Ávila: “Nada te turbe, nada te espante… sólo Dios basta”.
Meravigliosa miniera di saggezza Seneca, grazie molte Maria Rosa
RispondiEliminaGuido