6/01/2021

Rimpianti, rimorsi, scrupoli: quando il pensiero si avvita su se stesso

La sensibilità a volte gioca brutti scherzi. Se sei una persona sensibile, tutto provoca in te vibrazioni amplificate: il bello è meraviglioso, un’attenzione ti scioglie, ma, d’altro canto, l’errore è un disastro e il timore di sbagliare ti paralizza. Con più facilità di altri puoi cadere nella desolazione, che assume tre forme particolari: il rimpianto, il rimorso, gli scrupoli.

Il rimpianto è la forma meno pesante: il passato ti perseguita con quel che avresti potuto fare ma non hai fatto, suggerendoti che tutto sarebbe potuto essere diverso, ma tu hai irrimediabilmente perduto la possibilità di cambiarlo.

Anche nel rimorso è il passato a perseguitarti, questa volta con quel che hai fatto e non avresti dovuto fare, sprofondandoti nei più cupi sensi di colpa.

Negli scrupoli, infine, il presente è invivibile: ogni situazione diventa occasione di un possibile errore, ogni errore è terribile, e il terrore ti blocca per evitarti di sbagliare.

 In tutti e tre i casi, il problema è che il pensiero si avvita su se stesso, ossessionato dall’errore commesso o che ha paura di commettere.

 Se è il rimpianto o il rimorso a tormentarti prova a chiederti: c’era davvero un’alternativa? O il contesto ti metteva in una strettoia per cui non avevi possibilità di scegliere e quella era l’unica strada possibile? A volte la scelta non dipende solo da noi, ma dall’accordo di altre persone coinvolte, che non possiamo obbligare alla nostra volontà. Il grosso rischio di chi è armato di buoni propositi e di buona volontà è di instaurare una dittatura del bene.

Ammettiamo, invece, che la scelta dipendesse solo da te, per cui un’alternativa ci sarebbe stata. Valutiamola quest’alternativa. Qual era? E quali ne sarebbero state le conseguenze? Positive e negative, non solo per te, ma anche per gli altri…

Alla fine di questa valutazione, sei ancora dell’idea che potevi e dovevi fare diversamente? Oppure la scelta fatta, nonostante tutto, resta ancora la migliore?

Ammettiamo infine che effettivamente hai sbagliato. Potevi fare diversamente, ma, per tutta una serie di valutazioni erronee, istintuali e/o condizionate, hai fatto quel che hai fatto.

Ora, cosa ci ricavi dal rimanere impantanato nella desolazione, che ti toglie dal gioco della vita, immobilizzandoti in una morte anticipata? Non è sano un dispiacere che non ti porti a riprendere a camminare con un atteggiamento diverso. Dio ci chiama alla Vita!

Distogli allora lo sguardo dal tuo ombelico e permettiti di entrare in una prospettiva diversa, fidandoti di quel che ti dicono gli altri (anche questo un modo di Dio per parlarti!).

Nel rimorso: cosa ti direbbe la persona a cui pensi di aver fatto del male? e il Dio della Vita quale strada ti additerebbe per liberarti dal tormento e continuare a vivere?

Nei rimpianti, guarda quante altre cose belle ci sono nella tua vita che la fanno volare comunque!

 Se, invece sono gli scrupoli a perseguitarti, distogliendoti dal fare il bene per paura di sbagliare, puoi dar credito agli altri quando ti dicono che sbagliare è normale e non è un disastro. E loro, come Dio, ti vogliono bene con i tuoi sbagli. La perfezione è solo una fisima tua. Oppure, gli scrupoli possono mettere in dubbio la decisione che hai appena preso; in questo caso, se la tua scelta è stata ponderata da un accurato discernimento, metti semplicemente a tacere i tuoi scrupoli non prestando loro attenzione: ti fanno solo perdere tempo.

 Questo aprirti al nuovo, questo fidarti di chi ti vuol bene si chiama misericordia. Che non è rassegnazione, ma sintonizzarti sulla realtà della vita, molto più grande e complessa di come la stai vedendo tu adesso.

Michele Bortignon

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