12/15/2014

Matrimoni falliti ?

Nel discutere che si fa in questo periodo, a seguito del sinodo dei vescovi sulla famiglia, delle prospettive da dare alle situazioni matrimoniali “irregolari”, credo che la prima cosa da fare è cominciare a dare alle cose il loro nome: quello che normalmente chiamiamo amore di coppia è, in realtà, la ricerca di un piacere emotivo, affettivo e sessuale personale. L’amore, ossia il cercare il bene dell’altro per l’altro, gratuitamente, verrà più tardi; talora anche mai. La prova per vedere se c’è sono i contrasti di coppia: dove umanamente non ci sarebbero le condizioni per continuare, la gratuità consente di superare questi momenti sopportando di rimanere in credito, lasciando in prospettiva il soddisfacimento dei bisogni emotivi, affettivi, sessuali.
Che cosa rende possibile questa gratuità? Il sentire profondamente che la verità personale non risiede nell’individualità, ma nella relazione: in pratica, io sono in quanto sono una parte di noi due. Solo in questa prospettiva l’amore di coppia è fedele, unico e indissolubile. Un amore così non si inventa: o è un’eredità familiare o è la scoperta ispirante della relazione che Dio ha con noi (o, in termini più laici, che c’è un Amore che ci precede e che rende vero ogni amore umano che ad esso si conforma).
Ma un’idea da sola, per quanto motivante, difficilmente riesce a sostenere la gratuità nel tempo. Non siamo capaci di vivere costantemente in credito: il bisogno ci urla dentro la sua necessità di essere soddisfatto. Possiamo continuare a dare amore senza esserne contraccambiati dal coniuge solo se nella relazione personale con Cristo troviamo il nutrimento che ce ne compensa. Ecco allora che solo da un matrimonio cristiano si può sperare una relazione di gratuità che lo renda saldo anche nei momenti di difficoltà. Gli sposi cristiani manifestano che Dio esiste perché vivono l’amore nella gratuità proprio quando la loro relazione attraversa momenti in cui non ha altre motivazioni umane che la sostengano. In questi momenti il matrimonio cristiano manifesta la sua natura di scelta “religiosa”: sussiste solo per la presenza di Dio, reale per almeno uno dei due e tale da rendergli possibile sostenere il peso impossibile della gratuità.
Non si possono, dunque, pretendere le esigenze della gratuità finché Dio non è, almeno in uno dei due, una presenza talmente reale da compensare ciò che l’altro al momento gli sta negando. Quando non c’è questa dimensione di fede, l’agape potrà allora compiersi in una prospettiva escatologica, quando i due ritroveranno il loro matrimonio custodito in Cristo, che farà risorgere ciò che la loro debolezza è stata incapace di compiere, senza negare il bene che comunque, nel frattempo, avranno costruito per riuscire a sopravvivere come potevano. Una prospettiva, questa, che non è pensabile in una logica umana, ma è fondata sulla speranza cristiana… che è logica di fede! Una speranza che siamo chiamati a testimoniare avvolgendo ogni situazione di incapacità, di limite, di fallimento della coppia in crisi nella misericordia che solo può comunicarci un Dio-agape, i cui pensieri non sono i nostri pensieri, le cui vie non sono le nostre vie.
Fintantoché continuiamo a giudicare, a condannare e a pretendere, dimostriamo solo di vivere una religione senza fede.

                                                                                                   Michele Bortignon

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