Ci
sono vari modi di proporre una scelta: uno è quello di presentarne gli aspetti
positivi, che la rendono attraente, e lasciare alla persona il valutarla
tenendo conto della propria situazione; un altro è creare nella persona delle
emozioni condizionanti puntando sul suo bisogno di essere accettata,
apprezzata, benvoluta, non esclusa. I sensi di colpa sono adattissimi allo
scopo: c’è il bisogno, tu hai le capacità per soddisfarlo (e fin qui va bene: è
un riconoscimento della realtà), la situazione esige quest’attività (già qui si
inserisce un elemento di valutazione personale da parte di chi propone, che
richiederebbe l’accordo di chi accetta), ce lo devi (sottinteso: altrimenti sei
un ingrato, sei un traditore, ci abbandoni in un sacco di problemi) e lo devi
alla tua scelta cristiana (sottinteso: altrimenti sei un incoerente, uno che
parla e poi non fa, anzi, che fa diversamente da come dovrebbe).
La
costruzione del discorso ha una sua logica, per cui si presenta convincente. A svelarlo
come tentativo di manipolazione è il fatto che la persona si sente obbligata,
senza alternative, prigioniera in un vicolo cieco, timorosa di come può reagire
chi le sta facendo la proposta. E la gratificazione, che pur sente
nell’accettare, non le dà pace.
Una
dinamica molto simile si ha quando si tenta di impedire a una persona di uscire
da una situazione con la quale non si sente più in sintonia. Anche in questo
caso viene irretita con i sensi di colpa dal suo manipolatore, che le succhia
la vita goccia a goccia, giorno per giorno.
Non
si tratta qui di demonizzare il manipolatore (quasi sempre anch’egli vittima di
un’analoga coercizione, per cui crede vero ciò che sta facendo e si sente in
buona fede), ma di difendersi dalla manipolazione.
Quando
ci si trova all’interno di una situazione del genere, non è possibile fare
discernimento, perché l’oggetto della scelta è presentato in maniera falsata e
falsati sono, di conseguenza, i sentimenti che proviamo, per cui non possiamo
assumerli come criteri che possono orientarci nella nostra scelta. Ci troviamo
in una condizione che, per molti versi, è analoga alla desolazione, per cui
valgono le stesse regole di comportamento (Ignazio di Loyola, Esercizi
Spirituali n. 317 e ss): non fare cambiamenti finché ci troviamo in questo
stato d’animo e cercare di capire, anche facendosi aiutare, quel che stiamo
vivendo.
Nello
spirito dell’ “agere contra”, quanto più siamo preda di forti emozioni,
tanto più dovremmo cercare di affidarci alla fredda razionalità. Utilizziamo
dunque il ragionamento per chiarire le alternative di scelta in ciò che
comportano a livello di impegno e di conseguenze per noi e per gli altri,
all’interno del progetto di vita che ci siamo dati e della vocazione dei valori
che sentiamo forti. Solo quando abbiamo delineato in maniera chiara ed
esaustiva le due alternative, possiamo porci in ascolto dei sentimenti che
l’una e l’altra suscitano in noi, per farcene orientare nel discernimento.
Un’attenzione
per la fase di indagine: essere flessibili e creativi. Mettendoci in questa
disposizione, spesso si riesce a trovare soluzioni intermedie che accontentano
le esigenze di entrambi, al di là delle richieste iniziali.
Michele Bortignon
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