2/09/2015

Reagire alle manipolazioni

Ci sono vari modi di proporre una scelta: uno è quello di presentarne gli aspetti positivi, che la rendono attraente, e lasciare alla persona il valutarla tenendo conto della propria situazione; un altro è creare nella persona delle emozioni condizionanti puntando sul suo bisogno di essere accettata, apprezzata, benvoluta, non esclusa. I sensi di colpa sono adattissimi allo scopo: c’è il bisogno, tu hai le capacità per soddisfarlo (e fin qui va bene: è un riconoscimento della realtà), la situazione esige quest’attività (già qui si inserisce un elemento di valutazione personale da parte di chi propone, che richiederebbe l’accordo di chi accetta), ce lo devi (sottinteso: altrimenti sei un ingrato, sei un traditore, ci abbandoni in un sacco di problemi) e lo devi alla tua scelta cristiana (sottinteso: altrimenti sei un incoerente, uno che parla e poi non fa, anzi, che fa diversamente da come dovrebbe).
La costruzione del discorso ha una sua logica, per cui si presenta convincente. A svelarlo come tentativo di manipolazione è il fatto che la persona si sente obbligata, senza alternative, prigioniera in un vicolo cieco, timorosa di come può reagire chi le sta facendo la proposta. E la gratificazione, che pur sente nell’accettare, non le dà pace.
Una dinamica molto simile si ha quando si tenta di impedire a una persona di uscire da una situazione con la quale non si sente più in sintonia. Anche in questo caso viene irretita con i sensi di colpa dal suo manipolatore, che le succhia la vita goccia a goccia, giorno per giorno.
Non si tratta qui di demonizzare il manipolatore (quasi sempre anch’egli vittima di un’analoga coercizione, per cui crede vero ciò che sta facendo e si sente in buona fede), ma di difendersi dalla manipolazione.
Quando ci si trova all’interno di una situazione del genere, non è possibile fare discernimento, perché l’oggetto della scelta è presentato in maniera falsata e falsati sono, di conseguenza, i sentimenti che proviamo, per cui non possiamo assumerli come criteri che possono orientarci nella nostra scelta. Ci troviamo in una condizione che, per molti versi, è analoga alla desolazione, per cui valgono le stesse regole di comportamento (Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali n. 317 e ss): non fare cambiamenti finché ci troviamo in questo stato d’animo e cercare di capire, anche facendosi aiutare, quel che stiamo vivendo.
Nello spirito dell’ “agere contra”, quanto più siamo preda di forti emozioni, tanto più dovremmo cercare di affidarci alla fredda razionalità. Utilizziamo dunque il ragionamento per chiarire le alternative di scelta in ciò che comportano a livello di impegno e di conseguenze per noi e per gli altri, all’interno del progetto di vita che ci siamo dati e della vocazione dei valori che sentiamo forti. Solo quando abbiamo delineato in maniera chiara ed esaustiva le due alternative, possiamo porci in ascolto dei sentimenti che l’una e l’altra suscitano in noi, per farcene orientare nel discernimento.

Un’attenzione per la fase di indagine: essere flessibili e creativi. Mettendoci in questa disposizione, spesso si riesce a trovare soluzioni intermedie che accontentano le esigenze di entrambi, al di là delle richieste iniziali.

                                                                                Michele Bortignon

Nessun commento:

Posta un commento