Non
vi è mai capitato di sentirvi sommersi, travolti da problemi che si aggiungono
l'uno all'altro lasciandovi disorientati, senza quasi sapere da che parte
cominciare, sentendo che, per quanto fate, comunque non riuscite a tenere
assieme tutti i pezzi della situazione; e con una voglia assillante di scappare
lontano dal disastro che state vivendo? Beh, se è così, allora sapete cos'è
l'ansia.
A
qualcuno comincia prima, appena qualche problema mette fuori il naso; a qualcun
altro quando i problemi si fanno oggettivamente difficili da gestire. Il
risultato è comunque identico: ci ritroviamo affaticati e oppressi. Come se un
peso immane sopra di noi ci togliesse il respiro e le forze.
Bene:
la buona notizia è che Gesù sa di noi. “Venite a me, voi tutti affaticati e
oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). Non dice “Farò un miracolo e i
problemi spariranno” e nemmeno “Vi aiuterò a risolverli”. Dice “Vi ristorerò”.
Cosa significa questo Gesù “ristorante”?
Al
ristorante colmiamo il nostro buco allo stomaco
e calmiamo la nostra sete con qualcosa di buono e nutriente, che ci fa
stare bene.
“Di te ha sete l'anima mia, come terra
deserta, arida, senz'acqua” (Sal
62, 2) confessa il salmista; “Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e
gusterete cibi succulenti” (Is 55, 2) fa dire Isaia a Dio.
Gesù
va al nocciolo della questione: il problema non sono i problemi, ma la nostra
insicurezza, il sentirci soli ad affrontarli, il sentirli come uno sbaglio
della vita e una crudeltà nei nostri confronti. Il problema siamo noi e il
nostro modo di affrontare i problemi. Il problema è non avere in noi la via, la
verità e la vita. E allora Gesù ci dice “Venite a me”. E ci ristora
semplicemente dicendoci “Non temere, io sono con te”. “Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4, 13) dice san Paolo. Con Lui
scopriamo la via, troviamo il coraggio di fare verità, entriamo nella Vita
autentica. Come? Lasciandoci guidare da Lui a capire come mettere un po’ di
fede, un po' di speranza, un po' d'amore in ciò che stiamo facendo.
Ma
il regalo più grande Gesù ce lo fa mettendoci in comunione, attraverso di sé,
col Padre.
Anche
Gesù aveva bisogno di sentirsi consolato e confermato dal Padre sulla strada da
seguire. E il Padre, nella preghiera, condivide con Lui il suo Spirito... ma
anche un po' della sua natura, di cui il Figlio ci rende poi partecipi
facendoci con Lui dei “con-creatori”. Creatori di che cosa? Di senso.
Cambiare
le situazioni per renderle più vivibili è un dovere che col nostro impegno
possiamo attuare; ma per dare un senso a ciò che non si può cambiare ci vuole
una speciale grazia di Dio, che con Sé ci vuole rendere con-creatori di senso
in ciò che di per sé è assurdo, inaccettabile, distruttivo.
Dare
senso significa rovesciare il negativo in positivo; significa dare, al peso che
schiaccia, il volto di una sfida verso una crescita in ciò che ci rende sempre
più somiglianti al Cristo; significa accogliere la croce senza rassegnazione,
ma con la determinazione, data dalla fede, di trasformarla dal di dentro
vivendola nello Spirito del Cristo, credendo che “Se siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo
anche con la sua risurrezione” (Rm 6, 5).
Non
è, questo, il senso del sacrificio, ossia del “rendere sacro”? Offrire a Dio
l’affrontare la propria situazione come condivisione della sua Pasqua: nella
morte credere la risurrezione perché Lui di qui è passato e lì ci aspetta. Ecco
allora che anche l’Eucaristia diventa luogo in cui rinnovare questa comunione
con Cristo e accoglierla come sua promessa.
Resto
con Te, Signore,
accoccolato
sul tuo cuore,
e
affronto un problema alla volta,
come
posso.
Fammi
essere il tuo sorriso
nell'angoscia
che mi circonda,
un
attimo di sole
che
fa bene dentro.
Michele Bortignon
Quando mi sento sommergere dalle tante cose da fare, quando sembrano tutte urgentissime e di vitale importanza, ho imparato a fermarmi per accordare il cuore e, proprio come dici nella tua bella poesia, ad accoccolarmi nel Suo cuore. A volte mi basta poco, il tempo di un respiro profondo guardando il Suo volto, a volte mi serve di più. Alla fine si tratta di riprendere da dove si era lasciato, magari con un ordine nuovo,di sicuro con uno spirito diverso, in ogni caso con la certezza di non essere da sola.
RispondiElimina