5/11/2015

Quando i problemi ti piovono addosso

Non vi è mai capitato di sentirvi sommersi, travolti da problemi che si aggiungono l'uno all'altro lasciandovi disorientati, senza quasi sapere da che parte cominciare, sentendo che, per quanto fate, comunque non riuscite a tenere assieme tutti i pezzi della situazione; e con una voglia assillante di scappare lontano dal disastro che state vivendo? Beh, se è così, allora sapete cos'è l'ansia.
A qualcuno comincia prima, appena qualche problema mette fuori il naso; a qualcun altro quando i problemi si fanno oggettivamente difficili da gestire. Il risultato è comunque identico: ci ritroviamo affaticati e oppressi. Come se un peso immane sopra di noi ci togliesse il respiro e le forze.
Bene: la buona notizia è che Gesù sa di noi. “Venite a me, voi tutti affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). Non dice “Farò un miracolo e i problemi spariranno” e nemmeno “Vi aiuterò a risolverli”. Dice “Vi ristorerò”. Cosa significa questo Gesù “ristorante”?
Al ristorante colmiamo il nostro buco allo stomaco  e calmiamo la nostra sete con qualcosa di buono e nutriente, che ci fa stare bene.
Di te ha sete l'anima mia, come terra deserta, arida, senz'acqua” (Sal 62, 2) confessa il salmista; “Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti” (Is 55, 2) fa dire Isaia a Dio.
Gesù va al nocciolo della questione: il problema non sono i problemi, ma la nostra insicurezza, il sentirci soli ad affrontarli, il sentirli come uno sbaglio della vita e una crudeltà nei nostri confronti. Il problema siamo noi e il nostro modo di affrontare i problemi. Il problema è non avere in noi la via, la verità e la vita. E allora Gesù ci dice “Venite a me”. E ci ristora semplicemente dicendoci “Non temere, io sono con te”. Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4, 13) dice san Paolo. Con Lui scopriamo la via, troviamo il coraggio di fare verità, entriamo nella Vita autentica. Come? Lasciandoci guidare da Lui a capire come mettere un po’ di fede, un po' di speranza, un po' d'amore in ciò che stiamo facendo.
Ma il regalo più grande Gesù ce lo fa mettendoci in comunione, attraverso di sé, col Padre.
Anche Gesù aveva bisogno di sentirsi consolato e confermato dal Padre sulla strada da seguire. E il Padre, nella preghiera, condivide con Lui il suo Spirito... ma anche un po' della sua natura, di cui il Figlio ci rende poi partecipi facendoci con Lui dei “con-creatori”. Creatori di che cosa? Di senso.
Cambiare le situazioni per renderle più vivibili è un dovere che col nostro impegno possiamo attuare; ma per dare un senso a ciò che non si può cambiare ci vuole una speciale grazia di Dio, che con Sé ci vuole rendere con-creatori di senso in ciò che di per sé è assurdo, inaccettabile, distruttivo.
Dare senso significa rovesciare il negativo in positivo; significa dare, al peso che schiaccia, il volto di una sfida verso una crescita in ciò che ci rende sempre più somiglianti al Cristo; significa accogliere la croce senza rassegnazione, ma con la determinazione, data dalla fede, di trasformarla dal di dentro vivendola nello Spirito del Cristo, credendo che “Se siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6, 5).
Non è, questo, il senso del sacrificio, ossia del “rendere sacro”? Offrire a Dio l’affrontare la propria situazione come condivisione della sua Pasqua: nella morte credere la risurrezione perché Lui di qui è passato e lì ci aspetta. Ecco allora che anche l’Eucaristia diventa luogo in cui rinnovare questa comunione con Cristo e accoglierla come sua promessa.

Resto con Te, Signore,
accoccolato sul tuo cuore,
e affronto un problema alla volta,
come posso.

Fammi essere il tuo sorriso
nell'angoscia che mi circonda,
un attimo di sole
che fa bene dentro.

                                                                      Michele Bortignon

1 commento:

  1. Quando mi sento sommergere dalle tante cose da fare, quando sembrano tutte urgentissime e di vitale importanza, ho imparato a fermarmi per accordare il cuore e, proprio come dici nella tua bella poesia, ad accoccolarmi nel Suo cuore. A volte mi basta poco, il tempo di un respiro profondo guardando il Suo volto, a volte mi serve di più. Alla fine si tratta di riprendere da dove si era lasciato, magari con un ordine nuovo,di sicuro con uno spirito diverso, in ogni caso con la certezza di non essere da sola.

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