Quando una persona sinceramente intenzionata
a compiere il bene cade in qualche debolezza, il Signore le dona la compunzione
del cuore, ossia un dispiacere, comunque mai accompagnato da paura, ansia,
disperazione, scoraggiamento, attraverso il quale Egli la richiama dalla strada
sbagliata nella quale si era incamminata. Potremmo definirlo un’acuta nostalgia
per un amore da cui si è allontanata, ma una nostalgia che è sostanziata di
speranza in Dio, di fede nella sua capacità di darle la forza di ritornare ed
all’interno della quale risuona una voce che la chiama ad incamminarsi verso
una prospettiva diversa.
Lo spirito del male cerca invece di gettarla
nella desolazione vera e propria, fatta di turbamento, di rimorso, di
scoraggiamento, di incapacità di credere nella forza trasformante dell’amore di
Dio.
Quando però lo spirito del male non riesce
ad evidenziare scelte sbagliate di natura grave, egli usa allora la tattica di
sottolineare la distanza tra quello che la persona è e quello che vorrebbe
essere, tra la sua realtà e i suoi ideali di santità.
E’ quanto succede a chi, trasformato
dall’amore di Dio e dall’amore per Dio, sta ora iniziando a vivere
atteggiamenti nuovi, che però si affiancano ad un modo di fare spesso ancora
vincolato all’antico modo di essere, non sempre peccaminoso, ma comunque non
ancora del tutto liberato da attaccamenti disordinati.
Ecco allora che la distanza tra sé reale e
sé ideale appare incolmabile, la persona si sente doppia, piena di secondi fini
che solo ora scopre, indegna di continuare a seguire Cristo. In una parola,
rischia di essere colta da uno scoraggiamento che rischia di bloccarne o
addirittura farne regredire il cammino. Con il che lo spirito del male avrebbe
ottenuto ciò a cui mirava.
Ma non sono solo i piccoli cedimenti che il
nemico evidenzia; in questa fase di grandi ideali è anche la banalità
dell’impegno quotidiano confrontata con i sogni di cambiare il mondo, talvolta
anche l’aridità di una preghiera da cui il Signore sembra essersi allontanato,
privando la persona delle consolazioni un tempo così intensamente gustate e
lasciandola senza fervore.
In questa situazione, aiuta la persona che
accompagni a ricomporre con realismo il suo quadro esistenziale, dando il
giusto peso alle sue debolezze, anche situandole nell’ambito del cammino che
sta percorrendo (non fare più di quanto lo Spirito le chiede). Ma, soprattutto, aiutala a rifondare il suo
operare sulla Grazia: o il fare è il traboccare di un amore che in sé non si
riesce più a contenere o… non è. Amare non può essere opera sua, ma opera di
Dio in lei, attraverso di lei.
Può essere utile aiutarla a ritarare la
preghiera, forse un po’ troppo di testa, per riportarla al cuore, dal pensare
all’ ”essere con”. In fondo questo è l’ultimo attaccamento da
perdere: quello alla sua santità, all’illusione di essere lei a salvare le
persone, per guadagnare la ricchezza più grande: sentirsi amata dal Signore
nella sua povertà e fare esperienza che incredibilmente, proprio a partire da
questa povertà, il Signore opera la salvezza.
Michele Bortignon
Michele Bortignon
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