Se vogliamo comprendere la
misericordia di Dio, prima dobbiamo conoscere come agisce lo spirito del male.
Questo si presenta sotto due
forme: il diavolo e il satana. Come dice il nome, il diavolo (dal greco
dia-ballo) è il divisore, il frantumatore. Suo compito è separarci da Dio
facendo andare in frantumi la nostra vita. Non va da tutti: alcuni hanno già
ridotto da soli la propria vita ad un cumulo di rottami! Si concentra dunque su
quelli che stanno facendo del bene, la cui vita sta crescendo in Dio. E’ qui il
pericolo per lui: queste persone stanno svolgendo un’azione contraria alla sua:
ricompongono i frammenti di vite spezzate ridando solidità, coraggio, voglia di
Vivere. Il diavolo, dunque, punta direttamente ai loro bisogni, trasformandoli
in pulsioni ossessive. A questo punto è inevitabile, nella persona tentata, uno
sbandamento emozionale che spesso trascina anche comportamenti “fuori stile”.
E’ qui che entra in scena il satana. Accanto a questi comportamenti “fuori
stile”, la persona ne ha anche altri con cui, come può, cerca di resistere alla
tentazione, di tornare in carreggiata. Ma il satana, l’ “accusatore”, evidenzia
solo i primi, scatenando devastanti sensi di colpa e di indegnità, con cui,
ancora una volta, cerca di separare la persona dalla relazione con Dio.
E Dio, nel frattempo, cosa fa?
In un primo tempo non fa proprio
nulla. Lascia che la tentazione prima e la vergogna poi facciano il loro corso.
Non ci priva di un’esperienza di vita che può insegnarci qualcosa! Con la vita,
Egli ci ha affidato il compito di crescere fino alla piena statura del Cristo,
nel quale ci ha creati. Poi, quando la caduta ci ha ben piantati nell’
“humilitas”, ci ha dato cioè la natura dell’ “humus” (fatto di scorie di ciò
che un tempo era stato vivo, ma, per ciò stesso, fonte di nutrimento per nuova
vita), ribatte all’azione del diavolo come “Consolatore”, dicendoci «Ti ho
sempre voluto bene, te ne voglio ora e te ne vorrò sempre. Sei mio figlio, che
amo»; ribatte quindi all’azione del satana come “Paraclito”, ossia come
avvocato difensore, dicendoci «Ho fiducia in te» e ci mostra a noi stessi degni
di fiducia evidenziando quegli altri comportamenti, a cui non avevamo dato
peso, con i quali abbiamo cercato di arginare la tentazione. E con la carezza
dolce del suo sguardo fa crescere questi e ne fa sbocciare altri.
Allora udii una
gran voce nel cielo che diceva:
Ora si è compiuta
la salvezza, la
forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del
suo Cristo,
poiché è stato
precipitato l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li
accusava davanti al nostro Dio giorno e notte (Ap 12,10).
Michele Bortignon
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