«Sentite Starback: tutti gli oggetti visibili
non sono altro che maschere di cartapesta. Alcuni inscrutabili eppur coerenti
fattori determinano la formazione dei loro lineamenti. La balena bianca me lo
insegna: essa è un mostro. Eppure non è che una maschera. E’ ciò che si cela
dietro quella maschera che io odio sopra tutto: i malefici arcani che hanno
sempre afflitto e terrorizzato l’uomo dall’origine dei tempi, i mali che
prostrano e mutilano la nostra razza non uccidendoci decisamente, ma
lasciandoci con la metà di un polmone o la metà del cuore».
Il discorso del capitano Achab, in “Moby Dick”
di Herman Melville, spoglia del suo travestimento quella forza oscura che vuole
ricondurre tutto al male, in contrapposizione con lo Spirito Santo, che tutto
vuole invece ricapitolare in Cristo.
Come ci riesce?
Moby Dick, la balena grande come un’isola,
attira i balenieri col miraggio di un guadagno ingente e della gloria ottenuta
nell’affrontare una così ardua impresa. La sete di avere e di apparire si
congiungono poi nella ricerca del piacevole brivido del potere.
Succede anche a noi, nella nostra forse meno
avventurosa vita: a tutto si è disposti pur di provare queste emozioni che ti
fanno sentire diverso, speciale, vittorioso sull’annullamento con cui la
banalità del vivere sembra schiacciare tutti. Il più delle volte, infatti,
parti a cercare la balena bianca spinto al largo dalla delusione della vita,
che non sta andando come volevi: ti senti tradito, umiliato, senza prospettive.
E il mare ti sembra una promessa. Ma il prezzo da pagare è il morso di Moby
Dick: non ti uccide subito - non sempre -, ma, mentre sei drogato di
eccitazione nel sentirti qualcosa o qualcuno, ti fa in effetti vivere “con
la metà di un polmone o la metà del cuore”. Non sei più interamente te
stesso, non quello che la tua Vita con gli altri ti chiama a essere, ma ti stai
trasformando in qualcos’altro, a tua volta agente di un male che, come un buco
nero, tutto assorbe in sé.
La ricerca ossessiva di ciò che procura queste
emozioni è il tratto caratteristico di chi più non si appartiene completamente:
la compulsione ad avere sempre di più, ad apparire sempre di più, a potere
sempre di più perché niente sembra abbastanza, niente soddisfa quel vuoto che,
anzi, sembra diventare sempre più grande, mentre ti pungola un senso di
ingiustizia nel vedere quanto gli altri hanno e tu non hai, anche se non ne hai
assolutamente bisogno. E non ti accorgi che l’essenziale è gratis.
Come salvarsi dall’inseguire la propria balena?
Come evitare il rischio di lasciarsi catturare da un miraggio? Come sfuggire a
quel morso che fa vivere a metà? Gesù dice di essere venuto per darci la vita e
per darcela in abbondanza (Gv 10, 10), per farci gustare quella misura
traboccante che Lui ci versa in grembo (Lc 6, 38). Il fatto è che, quando
stiamo male, questa fede vacilla e la caccia a Moby Dick riprende, apparendoci
l’unica concreta, con risultati a portata di mano, sostenuta dal consenso di
chi ci vive attorno. Anche Gesù se ne rende conto: conosce bene la nostra
tentazione e pure il suo esito di morte. Per questo, all’inizio della sua
missione, proclama l’alternativa il cui esito è la Vita: le beatitudini. Finora
le abbiamo lette come rivolte a persone diverse; proviamo invece a sentirle
rivolte a noi quando siamo messi in crisi da una situazione che ci fa soffrire:
un’apertura di prospettive diverse, appartenenti a un piano di realtà in cui
possiamo entrare per fede se ci diamo la possibilità di ascoltare senza
difenderci quel “Ma io vi dico…” di Gesù. Un po’ come se Egli ci
sfidasse a seguirlo su un piano più alto, schiodandoci dai nostri soliti modi
di reagire: «Se vuoi recuperare la tua serenità, la tua gioia di vivere, ti
dico…
Beati i poveri in spirito
Prova qualcosa di
nuovo, prova l’assurdo della gratuità e del fare del bene a chi ti maltratta.
Solo se fai qualcosa di diverso otterrai qualcosa di diverso.
Beati gli afflitti
Credi all’impossibile
speranza che a tratti ti sfiora: puoi uscirne, perché Qualcuno non ti lascia
solo.
Beati i miti
Prova a non lasciarti
trasportare dalla rabbia, dalla voglia di ricambiare il male ricevuto. Ci sono
altre vie per ottenere; e, a volte, proprio non ottenere ciò che vuoi ti fa
entrare nell’inatteso di cui avevi bisogno.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia
Tu vuoi giustizia; ma
attento che la prima giustizia è la tua correttezza.
Beati i misericordiosi
Non dimenticare che
la vita è estremamente complessa e tu la osservi da una ristrettissima
angolatura. Cerca allora di dare fiducia, di scoprire la motivazione nascosta
nel comportamento nell’altro, magari buona, magari dolorosamente condizionata
da tanta paura e sofferenza. Com’è difficile giudicare!
Beati i puri di cuore
Se ti stacchi un
attimo dalla tua, di paura, dalla tua, di sofferenza, vedrai Dio all’opera nel
bene che tenta di raggiungere e te e l’altro.
Beati gli operatori di pace
Lasciati toccare,
lasciati scaldare, lasciati portare. Un altro modo è possibile: si chiama pace.
Beati i perseguitati
Un altro modo è un
altro mondo. Se ci entri, saprai che qui ti aspettavo e la vita te ne sta
aprendo la porta proprio attraverso lo sconvolgimento che ora stai vivendo.
Guarda oltre e mi vedrai.
Le beatitudini sono certo un aiuto per tornare
a camminare sulla terraferma, ma pur sempre una ricetta, atta a sostenere i
primi passi in quella direzione. Non basta più quando Moby Dick torna a
impadronirsi del tuo animo, bianco fantasma in una notte di tenebra. In quel
momento, qualcosa lo può solo la fede: quel tuo aggrapparti a brandelli di coscienza
e di nostalgia di Dio che ti consente magari solo di tenere la testa fuori
dalle onde che tentano di sommergerti. Ma, intanto, con questo respiri; e senti
che, in quello strano modo, la Vita, Dio, vogliono che tu Viva e hanno fiducia
che ce la farai.
Michele
Bortignon
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