L’evangelista Matteo
in questo versetto cita una profezia di Isaia (7,14). La nascita di Gesù è
vista come compimento dell’attesa da parte di Israele del Messia, il salvatore
promesso al popolo ebraico.
Leggendo questi
versetti con occhio critico, possiamo dire che un evento impossibile (una
vergine che partorisce) s’inserisce nell’evento più naturale (la nascita di un
bambino).
Leggendoli con
l’occhio della fede possiamo vedere nell’impossibile il possibile, nel divino
l’umano e nell’umano il divino.
Ecco: l’uomo è un impasto di possibilità e impossibilità, di certezze e dubbi, di sogni e realtà, di divino e umano. Nell’uomo convivono razionalità e fede, paure e gioie; nell’umano gli opposti s’incontrano.
Nella mia esperienza
di fede, nel cammino che è la mia vita, quando l’impensabile è diventato
realtà, quando una situazione straordinaria mi ha mostrato l’ordinario e in
quell’ordinario ho riconosciuto l’Emmanuele, il Dio con me, confermandomi che:
“Sì, la Vergine ha partorito un figlio e questo figlio è Dio con noi”?
Una casa all’asta; una famiglia sul lastrico che sta perdendo tutto, anche la dignità di poter avere un tetto e un posto dove vivere; un gruppo di amici che si fanno carico di questa situazione e bussano chiedendo aiuto ad altri. Ed ecco che velocemente il cerchio si allarga, le mani si aprono in gesti concreti, mentre i cuori si stringono attorno a chi è nel bisogno: il poco di tanti diventa quel molto che serve per riscattare la casa e ridare serenità a questa famiglia. Gesù nasce ogni volta che il contributo di tanti rende possibile ciò che da soli ci sembra impossibile, Gesù nasce e abita dove il fratello si fa carico del fratello.
Proprio in questi giorni è morto don Giuseppe, mio parroco a Stroppari quando mi sposai. Era un sacerdote giovane con tanta forza, gioia, entusiasmo. La sua è stata una testimonianza di grande e vera fede. Ha vissuto con forza i suoi ultimi giorni portando chiunque avesse letto le sue righe in facebook a dire che ce l’avrebbe fatta ad uscirne. Ha avuto la speranza di guarire, ma sempre molto equilibrata e realista, facendo quasi pensare che guarire fosse importante ma non fondamentale. Ha amato Gesù Cristo e la sua vocazione in modo completo, spendendosi per la parola di Dio la domenica, nel catechismo, per il Grest, per la musica. La fede poi è stata fondamentale. Nelle testimonianze di gente che non si era mai conosciuta prima, all’unisono, risultava questa caratteristica: una fede incrollabile di fronte alla vita e alle sue prove, da cui probabilmente nasceva il suo entusiasmo e la sua gioia. E’ indimenticabile per me ricordarmi di lui e lo farò anche in futuro quando le incertezze si faranno all’orizzonte. Aiutami a capire che i tuoi segni stanno sulla strada del mio cammino. Rafforza la mia fede. Vieni Signore Gesù !
Quando è iniziata questa pandemia, lavoravo in una ditta tessile; ero contenta perché dopo diverse esperienze lavorative avevo trovato un buon posto. Ritrovarsi tutti a casa -marito e tre figli, due maschi di 24 e 22 anni e una femmina di 20- pensavo non sarebbe stato facile, invece, con mia meraviglia, ho passato proprio un bel periodo sereno e gioioso. Lo stare insieme, mangiare insieme, che prima non era sempre possibile, è stata un’opportunità per parlare, confrontarsi e rinsaldare il nostro legame. Dopo il lockdown la ditta ha riaperto, ma io non sono stata richiamata. Se questo fosse successo qualche anno fa, mi sarei afflitta, invece, con mia sorpresa, sono riuscita a gestire la situazione meglio di quanto mi aspettassi, dando priorità a famiglia e salute. Tutto questo per dire che, nonostante gli avvenimenti accaduti quest’anno (lockdown e perdita del lavoro), sono riuscita ad affrontarli con serenità; questo credo sia grazie al kaire, il cammino intrapreso l’anno scorso, che mi ha aiutato a vedere la vita con occhi diversi, apprezzando quello che ho e accorgendomi delle piccole cose e vedendo tutto come dono.
Anni fa, nella mia vita l’impensabile è
diventato realtà quando sola, stanca, delusa ho accolto l’Amore che mi ha
avvolto in una nube dalla quale non sono uscita sola. Dio che è l’Amore mi ha
donato l’amore. In due abbiamo iniziato un cammino, agli occhi di tutti irto di
difficoltà, ma per noi il terreno accidentato si era trasformato in piano e
quello scosceso in vallata perché da sempre consapevoli che Dio era con noi.
Quell’Amore che mi avvolgeva mi ha fatto
scalare i monti del formare una nuova famiglia dove già c’erano dei figli,
solcare mari tempestosi con la certezza della Parola “Non temere io sono con
te”. Oggi ho la consapevolezza che
nell’ordinaria quotidianità Dio parla all’uomo e nel Natale l’Emmanuele ci
rende capaci di vedere l’invisibile.
Buon Natale del Signore nella nostra vita.
MariaRosa, Angela, Tania e Francesca.
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