Cercando
commenti al vangelo del giorno mi sono più volte imbattuta in considerazioni
molto tristi, imbevute di moralismo e centrate su ciò che manca e che non c’è,
piuttosto che tese a evidenziare ciò che rende il vangelo buona novella, lieto
annuncio*. Ciò che ascoltavo o leggevo non dava un impulso positivo alla mia
giornata, non era niente che mi arricchisse di energia o che mi facesse
pensare: “Che bello! Che bella notizia il Vangelo!” È facile cadere nella
lamentela: “si dovrebbe…”, “bisognerebbe…”, ma il vangelo è sempre una buona
notizia, un’esultanza, un rallegrarsi del cuore, perciò mi son detta: “Forse
c’è anche un’altra strada…"
Immagina
un genitore che scrive una lettera al figlio per comunicargli quanto lo ama e
quanto ci tiene a lui. Immagina che cosa questo genitore -padre o madre è
indifferente- possa scrivere a suo figlio o figlia. Pensa che cosa scriveresti
tu a tuo figlio. Che cosa gli diresti, quali parole useresti, quali sentimenti
vorresti trasmettere, quali raccomandazioni suggeriresti? Sicuramente vorresti
lasciare a tuo figlio, attraverso questa ipotetica lettera, tutto il bene e
tutto l’amore che puoi; vorresti fargli sapere quanto lo ami, quanto ci tieni a
lui e suggeriresti tutto ciò che gli può servire per vivere una vita felice,
gustosa, sensata, piena di amore e di tutte le cose belle che gli hai messo a
disposizione. Certamente vorresti scrivere per lui un manuale per permettergli
di non sbagliare il centro della sua vita. E se anche capitasse che, nonostante
tutte le tue raccomandazioni, lui rovinasse la sua vita, faresti di tutto per
fargli capire che niente è perduto e che c’è sempre il modo per rimediare e
ritornare a vivere nuovamente la vita in pienezza. Scriveresti a tuo figlio la
buona notizia del tuo amore incondizionato per lui. Penso che tu, come ogni
buon genitore, saresti talmente appassionato e talmente preso da quest’amore
per tuo figlio da non risparmiargli, se servono, invettive e ammonizioni per
evitargli di sbagliare, ma alla fine, con il cuore ferito e l’animo triste, lo
lasceresti anche libero di sbagliare restando a un passo da lui pronto a
riprenderti quel figlio per il quale daresti la vita.
Sicuramente
saresti un ottimo genitore, e anche se concretamente tu scrivessi veramente
questa ipotetica lettera o manuale per una vita felice, non avresti scritto
nulla di nuovo, perché è ciò che gli evangelisti hanno fatto con la stesura dei
Vangeli. Dio Padre vuole comunicare all’uomo, attraverso gli insegnamenti di
Gesù, il Suo Amore infinito e la Sua Misericordia. “Dio infatti ha tanto
amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non
vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16)
Se
leggiamo i Vangeli anche con quest’ottica semplice e alla portata di tutti,
senza nulla togliere alle profonde esegesi che possiamo trovare per
approfondire la nostra lettura del Vangelo, forse riusciremmo a non cadere nel
moralismo e la smetteremmo di guardare solo a ciò che non va in noi e negli
altri. Proviamo a porci questa domanda alla fine della lettura di un brano:
“Che cosa mi sta dicendo Dio Padre? Che cosa dice a me e alla mia vita ora,
adesso, in questo mio momento storico, non ieri o domani, ma nel mio oggi”.
Chiediamoci: “Qual è la buona notizia contenuta in questo brano?” Deve esserci!
Altrimenti non è Vangelo! E quando ci capitano fra le mani quei versetti che
sembrano essere solo invettive e catastrofi, leggiamoli pensando che a dirceli
è un Dio che ci è Padre: un rimprovero da parte di chi ci ama non è altro che
un gesto appassionato, da parte di chi non sopporta vederci rovinare la nostra
vita. Quando invece ciò che leggiamo ci sembra tutto all’infuori che buona
novella, non arrendiamoci e cerchiamo ancora, buttiamo all’aria quel campo di
parole fino a trovarvi il tesoro nascosto: quella perla preziosa che darà una
luce nuova a tutto il testo.
Prima
di iniziare a leggere ricordati che, attraverso quel testo, Dio sta parlando a
te e lo fa come faresti tu con tuo figlio: con un amore così grande da morirci.
Anzi, …Lui ci è già morto!
Vi
invito a provare, noi lo facciamo già. Nel nostro gruppo whatsapp “Kaire ogni
giorno” condividiamo quotidianamente il nostro commento al Vangelo del giorno,
proprio con la modalità che vi ho illustrato. Perché non provi anche tu a
cercare il “lieto annuncio, la buona novella” del Vangelo?
Maria
Rosa Brian
*La parola evangelo, dalla cui contrazione
viene il termine Vangelo, è composto dall’avverbio greco εὖ (bene, rettamente) e dal verbo
ἀγγἐλλω (anghello) che significa annunzio. Dunque un buon annunzio o ancora
meglio, “reco una buona notizia, porto un lieto messaggio, comunico una buona
novella”.
Sarei un tipo anch'io pessimista e sconsolato. Il vangelo però è buona e bella notizia. Con questo annuncio ti ringrazio perché mi fai dare una ventata di ottimismo che fa bene : è accertato !!! Buona domenica !
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