Non è vero che soddisfare una voglia ti faccia stare bene come vuoi credere; se non chiami bene l’eccitazione di un momento, il piacere di toglierti uno sfizio…
Ma poi tutto torna esattamente come prima; anzi, no, peggio di prima, perché l’insoddisfazione profonda che provi (anche se non l’ammetti) ti dice che il bisogno che volevi colmare è sempre lì, fuori tiro: hai sbagliato il bersaglio. Ma questo raramente lo capisci… E ci provi ancora, e vuoi di più, e non riesci a smettere, ma non serve: non è lì che devi tirare, non è con quelle frecce. Colpisci fuori di te quando il bersaglio è dentro di te, spesso nascosto nel tuo passato.
Qualcuno ti ha fatto male, tanto male, facendoti sentire abbandonato, inesistente, incapace; oppure ti ha manipolato, violato, svuotato.
«Ma il passato è passato!» mi dirai. Eppure, anche se lo hai dimenticato, continui a portartelo appresso come un fardello che non riesci a toglierti dalle spalle. E continua a pesare. Gola, lussuria, avarizia, superbia, invidia, ira, accidia sono diventate le tue modalità per cercare di deporlo e riprendere il controllo della situazione.
Serve? Ti senti sollevato, più leggero? Ti dà gioia di vivere, accende di canti la tua giornata? La risposta la sai ma non la vuoi sapere. E ti illudi che sarà domani, con più fortuna, riprovando ancora una volta. Nel frattempo ti aggiri in una tenebra che per te è l’unica luce possibile. E’ la notte della tentazione.
Dio ti aiuta? Sì, lasciandoti lì a marcire. Devi arrivare a gustare la feccia ed esserne disgustato. Devi non poterne più. Il tuo corpo si deve ribellare e la tua mente abbandonarti. Allora, forse, la tua luce comincerà a mostrare sfumature di tenebra e una luce, lì, fuori, da qualche parte, comincerà a mostrare sfumature di senso.
Allora, in un disperato slancio di onnipotenza, vuoi cambiare tutto, E subito. E non ce la fai. E ci ricadi.
Impietoso, Dio non ti da né la luce né la forza sufficienti per uscirne. E forse va bene così, perché qui devi fare esperienza della tua incapacità di gestire la situazione. La tua fragilità ti rende umile e capisci esistenzialmente che non puoi giudicare gli altri nelle loro fragilità; ti rendi disponibile a un ammaestramento esterno, tu che prima presumevi di guidare gli altri; le pratiche religiose e le attività pastorali in cui trovavi la realizzazione del tuo essere cristiano ora le senti vestito di un nulla a cui non sei riuscito a dare sufficiente sostanza.
No, non basta il disgusto del marcio per non tornare ad assaporarlo.
Il rifiutarti all’impulso che ti assale non ha senso se non lo vedi come una porta che ti permette di entrare in un modo di essere di più alto livello, che dia spessore alla tua esistenza trasformandola in vita. Gesù non ha scelto di soffrire perché il soffrire abbia un valore, ma ha accettato di soffrire per conquistare qualcosa di valore. Allora sì, qui alzi lo sguardo a Dio, chiedendo a Lui una strada che hai capito di non poter vedere, che hai sperimentato di non poter percorrere.
E Dio che fa? No, non interviene a toglierti ciò che ti turba, nemmeno ti dà la ricetta per uscirne. Incredibile: la sua risposta per liberarti dalle sollecitazioni dei sensi non è «Affronta la tentazione!»; no, è la vita stessa, in quel che ti succede, con le sue difficoltà, con il suo ferirti, da affrontare con Lui. E’ qui che puoi impegnarti, perché qui hai le forze per farlo e il calmo ragionamento per gestire la normalità del quotidiano; non sei sopraffatto dall’emotività che ti toglie lucidità ed energie. Qui puoi provarti, e renderti conto che, assieme a Lui che ti dà le coordinate del tuo percorso, hai la possibilità di cambiare la situazione. Stando con Lui, lavorandoci con Lui, sentirai che non sei un nulla e non sei più annullato. Il buio incolmabile di quel tuo bisogno di sicurezza, di stima, di affetto (non lo sai perché non te ne sei accorto…) si è riempito: di sicurezza, di stima, di affetto. La tua ferita, che ti portava a ferire, non si è risolta: si è dissolta. C’è, ma non fa più male.
La tentazione? C’è, ma non può più farti male.
Michele Bortignon
Nessun commento:
Posta un commento