Il bimbo della mia collega
d’ufficio, due anni e mezzo, al ritorno dall'ospedale, dov'è stato ricoverato
per una polmonite, non ne vuole più sapere di andare a letto: urla disperato
appena lo si porta in camera. Traumatizzato dall'ospedale, in cui il letto
significava sofferenza? Allora nulla si può fare se non addormentarlo in
braccio e rimetterlo a letto. E così il problema continua… Ma poi la mamma si
accorge che sul divano il bimbo si addormenta. In salotto c’è la luce accesa…
che sia paura del buio? Tiene allora la luce accesa anche in camera e il bimbo
si addormenta.
Perché racconto questa storia? Perché anche nei nostri
rapporti tra adulti succede esattamente lo stesso: quante volte ci è successo
di giudicare una situazione o una persona sulla base di dati evidenti, ma poi
rivelatisi incompleti, per cui abbiamo reagito in maniera inefficace se non
addirittura controproducente?! Fra queste reazioni, forse la più tipica è
l’ira: ribellione a ciò che sentiamo come un’ingiustizia, giudicato tale sulla
base di brandelli di verità venuti a dirci che noi siamo nel giusto e l’altro
nell'errore.
Sola può salvarci da queste
reazioni una verità fuori di noi che ci dica non che cosa è giusto, ma come è
giusto vivere la relazione. Un “come” che Dio chiama misericordia.
Diciamo innanzitutto che la
misericordia è un pregiudizio positivo, di comprensione, in cui percepiamo la
persona vittima di una forza oscura che lei non vede, non capisce e non sa
controllare: la paura.
«Qual è il volto di questa paura?
Da dove nasce?». Con queste domande la misericordia si pone accanto all'altro
col cuore, e cerca lasciando da parte lo scampolo di verità che sembra così
evidente. Apre lo sguardo e cerca ancora, cerca oltre, cerca prima. Soprattutto
cerca con: cerca mettendosi al posto di quella persona, non come appare, ma
come è: un essere umano anch'esso pieno di paure e di fragilità… come tutti.
Intuisce una storia di sofferenza nascosta. Si chiude la bocca e apre gli
orecchi: ascolta. Ascolta col cuore. Un cuore pieno di tante altre storie di
uomini da cui questa storia non è diversa. E allora comincia a capire, a
formulare un’ipotesi che non sarà poi tanto lontana dalla realtà. Ma se non
capisce non importa… perché non è la chiarezza che conta, ma creare
un’accoglienza in cui la verità nascerà nella possibilità offerta all'altro di
dirsi ciò che comprende mano a mano che lo tira fuori. Una possibilità che
nasce dal fatto che la misericordia raccoglie il suo vissuto senza giudicare,
piangendo dentro nella condivisione del suo dolore, ma anche nella solidità di
chi è nelle mani di Dio e a queste mani sa consegnare lui e la sua storia.
Michele Bortignon
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