Quando senti
parlare di volontà di Dio su di te, rischi di metterti subito sulle difensive
perché ti senti espropriato della tua libertà di scegliere la direzione della
tua vita.
E’ pertanto indispensabile chiarire innanzitutto cosa si debba intendere
per volontà di Dio su di te e come questa si ponga in sinergia con la tua
libertà per orientare la tua vita.
In Cristo, Dio ha dichiarato il suo impegno
perché l’uomo raggiunga la vita in pienezza (“Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” Gv
10, 10). Puoi dunque essere certo che volontà di Dio è “il tuo bene” e conforme
a tale volontà è tutto ciò che, realizzandolo, ti rende più uomo.
In questa direzione Dio continua ad operare
per te. Dopo averti dato in Cristo la via che porta alla vita vera, attraverso
il suo Santo Spirito Egli ti “lavora dentro” per far maturare in te frutti di
vita: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio
di sé (Gal 5, 22). E, questo, confermando le tue scelte che vanno in questa
direzione con la serenità interiore o distogliendotene con il disagio;
sentimenti questi in cui si esprimono la consonanza o la dissonanza nei
riguardi di ciò che la coscienza avverte “per connaturalità” come bene
autentico, oppure di ciò che si pone o meno come sensata e positiva
prosecuzione della storia che stai vivendo.
In questa modalità Dio interviene a supporto
della tua azione, dei tuoi progetti, facendosi luce che ti mostra la strada da
percorrere e forza che ti sostiene nel cammino intravisto.
Ma accanto a questo intervento
“dall'interno”, possiamo anche individuare una guida esterna, in cui è invece
Dio stesso che interviene, nella propria libertà d’azione, ad orientare la tua
storia.
La sua volontà è qui da discernere nei
“segni dei tempi”, nella penombra di avvenimenti che ti coinvolgono e, come la
corrente di un fiume, ti chiamano ad assecondare un’azione di Dio che si
rivelerà con chiarezza come proveniente da Lui solo a posteriori, dai frutti
che saranno nati dalla tua adesione ad essa.
Se nella prima modalità sei protagonista,
qui sei ascoltatore. Nel primo caso agisci orientandoti con la guida interna
dello Spirito Santo, ma a questo stesso Spirito non puoi che affidarti quando
senti che una storia che non sei tu a guidare ti chiama al suo interno.
Allora non puoi che affidarti e confidare.
Quel Dio che, guidandoti interiormente, aveva avuto fiducia in te, nella tua
risposta positiva alla sua chiamata, ora ti invita a ricambiare questa fiducia,
camminando nell’oscurità di situazioni talora di fatica e sofferenza, talaltra
che ti chiamano a uscire dalle tue sicurezze verso un futuro incognito, forte
solo di una speranza: alla fine tutto sarà bene perché è Lui che ti ama a
guidare la tua storia. «Lascia a me la tua storia. Io so quel che faccio»,
sembra allora dirti il Signore di fronte ai tuoi tentativi di capire, di dare
un senso, di pianificare le cose… tutti modi con cui vorresti riprendere in
mano la guida della tua vita seguendo un tuo progetto. «Ho fiducia in te. Abbi
fiducia in me», ti ripete il tuo Signore.
Non sarà facile fidarti, credere che le cose
vadano a buon fine anche se non sei tu a guidarle. Ma è l’unica strada per
entrare nella speranza che Dio nutre su di te; una speranza che ti sovrasta a
tal punto che, se ti fosse dato di contemplarla nella sua intensità fin dall'inizio, guardando alla tua debolezza rimarresti schiacciato dallo
scoraggiamento o da un perfezionismo angosciato.
In te rivive la tentazione di Mosè all'inizio del cammino nel deserto. “Indicami
la tua via, così che io ti conosca” (Es 33, 13): Mosè chiede a Dio di
dargli la mappa della strada, per poterla percorrere da solo, senza più bisogno
di lui, egli stesso diventando Dio del suo popolo. Ma Dio procederà con lui
passo passo, in un cammino di crescita graduale e progressivo, aprendogli
davanti sempre nuove prospettive, nelle quali lo inviterà ad entrare
investendovi il proprio intuito, la propria creatività, il proprio impegno.
Per sé Dio rivendica un ruolo di padre, il
ruolo di chi cioè continua a riproporre con forza la propria speranza sul
figlio. In tale veste dunque Dio non ti pone limiti e condizionamenti, ma ti dà
la dolce sensazione di una presenza premurosa e discreta, che non si impone ma
si propone, pronta a rispondere a ogni tuo richiamo d’aiuto. La certezza di
questa presenza ti dà la possibilità di fidarti e affidarti con amore a questa
speranza, senza più ansia (“Io camminerò
con voi e ti darò riposo” Es 33, 14).
La cosa importante e da curare non è allora
la chiarezza di obiettivi e strategie, ma la relazione con il Signore. Il
cammino nasce dall'ascolto, non da un progetto: “Nell'abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30, 15), nel “camminare umilmente con il vostro Dio”
(Mi 6, 8).
Dio non dà evidenze, né ti chiede di agire
sulla base di una presunta certezza sulla sua volontà, quasi esistesse un
progetto prestabilito, fatto senza di te, sopra la tua testa, da scoprire e a
cui dare la “risposta giusta”. Non è questa l’intenzione di Dio: Dio è amore e
la libertà è una dimensione consustanziale dell’amore. Non c’è un progetto
prefissato e un’obbedienza richiesta, ma da parte di Dio una speranza “attiva”,
un investimento di fiducia nella tua intuizione e creatività; da parte tua una
risposta d’amore, che si impegna responsabilmente, a questa speranza e a questa
fiducia.
Nella consolazione che provi è Lui che
condivide con te la sua gioia per una tua risposta che sente essere “a sua immagine e somiglianza”, di cui
Egli, come in origine, può dire “E’ cosa
buona”.
Michele Bortignon
Nessun commento:
Posta un commento