Immaginiamo la scena: siamo nella sala riunione di una ditta e fra lo staff c’è chi fa a gara per dimostrarsi il migliore agli occhi del capo e c’è chi si sente sopraffatto dai più loquaci; oppure siamo al bar del paese, dove un gruppo di ciclisti si vantano raccontando le loro prodezze in salita e scherzano su chi è arrivato ultimo, il quale si sente lo sfigato di turno; oppure, a una festa, c’è un gruppo di amiche o amici, e tra di essi c’è sempre chi attira l’attenzione di tutti su di sé rubando la scena a chi è più timido.
Che cos'hanno in comune queste situazioni? Nulla, se non il fatto che si creano delle circostanze -e si potrebbero fare molti altri esempi simili- in cui c’è chi si sente, a torto o a ragione, inadeguato rispetto al gruppo. Che cosa succede in chi si sente trascurato, messo da parte, sopraffatto? Quale può essere la sua reazione? Provo a mettermi nei suoi panni.
Quando qualcuno è elogiato (anche se magari è vero che è più bravo o più meritevole di me, o più veloce o più brillante), oppure quando uno sottolinea il mio errore, o quando c’è chi occupa tutta la scena, sento che è un’ingiustizia, un complotto, un tramare alle mie spalle, al punto che penso: «Ecco: ce l’hanno tutti con me!». Da questa considerazione nasce in me un atteggiamento e una serie di pensieri che non fanno altro che confermare e alimentare questa mia teoria e visione delle cose, facendomi cadere in un circolo vizioso: penso che tutti ce l’abbiano con me, che non sono capace o non abbastanza simpatico; di conseguenza divento sospettoso, mi chiudo in me stesso e tengo il muso; e così mi rendo antipatico. Oppure pensando di non essere considerato, o addirittura invisibile, mi comporto come tale: me ne sto in disparte, non partecipo, non mi coinvolgo e non mi faccio coinvolgere. Ecco, se prima credevo di essere escluso, ora ho creato tutti i presupposti per esserlo.
Come fare a uscire da questo circolo vizioso?
Un motto che ho trovato in un calendario diceva: smettila di comportarti da vittima e il tuo aggressore svanirà. È vero, smettila di recitare la parte che ti sei scelto, smettila di fare la vittima, l’offeso e lo sfigato. Esci da quel ruolo che nessuno ti ha dato, ma che ti sei addossato tu, e soprattutto smettila di crederti al centro del mondo e che tutto ruoti attorno a te; spostati e guarda da un’altra angolazione. Assumi la prospettiva di chi credi ce l’abbia con te. Che cosa nasconde il suo atteggiamento? Quali paure? Quali insicurezze? Che visione ha di se stesso? Vedrai che non è tanto diverso da te. Ascolta bene cosa ti dice e cosa non dice dietro a ciò che esterna: magari le sue insicurezze e paure le nasconde dietro a una esagerata spavalderia che, purtroppo, scarica su di te, oppure ha un ossessivo bisogno di conferme, che lo porta a mettersi sempre al centro della scena, sminuendo te per emergere lui.
Oppure potrebbe semplicemente essere che quel tale non ce l’abbia con te, e che effettivamente sia tu ad avere un problema che non vuoi vedere e ti da fastidio che lui te lo faccia notare. Smettila allora di prenderti così sul serio e accetta che anche tu puoi sbagliare, che hai le tue fragilità, accetta il fatto che non sei il migliore e neanche il peggiore, che non sei infallibile ma neanche una frana.
Se ti senti trascurato, inizia tu a proporti, a farti avanti. Ti senti inadeguato? Fallo lo stesso! Hai paura di sbagliare? Ok, rischia l’errore. Ti spaventa un “no!”? Accettalo! Temi la figuraccia? Prenditi un po’ in giro fai dell'humour su te stesso. Soprattutto, considera che tu sei unico, con le tue caratteristiche, le tue doti e i tuoi limiti; non sei il centro del mondo, ma hai un posto nel mondo che gli altri devono rispettare; e puoi farlo senza offenderti, senza mugugnare, semplicemente affrontando la questione con chi ti fa torto oppure buttandoti tutto alle spalle perché non vale la pena creare un problema dove problema non c’è, ma solo un film che ti sei fatto in testa.
Tieni anche presente che gli altri hanno una storia diversa dalla tua e possono non capire le tue esigenze: falle presenti e suggerisci loro come potrebbero soddisfarle.
Maria Rosa Brian
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