A volte, per capire meglio il
significato di un concetto, può tornar utile studiare il vocabolo da cui esso
deriva.
Umiltà… mi interessa perché è una delle virtù fondamentali
del cristiano. Deriva dal latino “humilitas”, che, a sua volta, deriva da
“humus”. Che cos’è l’humus? Da forestale devo saperlo bene, perché dall’humus
dipende la fertilità del terreno e, conseguentemente, l’accrescimento del
bosco. L’humus, dunque, è lo strato più superficiale di un terreno non lavorato
(normalmente è presente nel sottobosco). In esso si depositano le foglie che
gli alberi sovrastanti lasciano cadere in autunno per depurarsi di tutte le
sostanze di scarto che hanno accumulato durante la stagione vegetativa.
Nell’humus lavorano lombrichi, artropodi, funghi e batteri che demoliscono le
foglie per trasformarle in sostanze nutritive (azoto, fosforo, potassio e
microelementi) pronte ad essere assimilate dagli alberi attraverso le radici.
Quando l’humus non c’è, ad esempio in un substrato sassoso, ci vogliono molte
decine di anni perché, attraverso la successione di licheni, muschi, erbe ed
arbusti, si formi uno strato umifero che permetta l’insediamento del bosco.
Torniamo ora a noi, tenendo a
sfondo quanto abbiamo appena detto: che cos’è l’umiltà, che nel suo significato
autentico prende il nome dall’humus? Perché è il fondamento della spiritualità
del cristiano?
Innanzitutto vediamo come nasce.
E’ crudo ma è così: come l’humus nasce dalla “cacca” delle piante, parimenti
l’umiltà, quella vera, nasce dall’umiliazione, quando altri ti fanno la loro
“cacca” addosso. E lì decidi di viverla con il tuo Signore: vietandoti la
reazione impulsiva che vuol farti mostrare più forte di chi ti sta calpestando
(«…adesso ti faccio vedere io!») e… aspettando. Proverai rabbia, ma decidi di
viverla in silenzio. Ti scapperà qualche sfogo, ma tu, poi, ritorna all’attesa,
credendo che la cacca che ti hanno buttato addosso può trasformarsi in buon
concime. Forse, finora sei riuscito a dirigere la vita nella direzione che volevi
tu; prova ora a lasciare sia la vita stessa a guidarti. Nell’attesa, puoi
restare a guardare cosa succede. Può darsi che in mezzo alla cacca ci sia
qualcosa di buono per te, qualcosa che ti è stato vomitato addosso perché con
le buone finora non l’hai capito. Se è buono, a contatto con il tuo humus
germinerà, e potrà diventare un albero grande. Se invece quel che gli altri
vogliono importi non germina (difficilmente è solo cacca) non significa che sia
sbagliato, non significa nemmeno che sei tu ad essere sbagliato: semplicemente
non è adatto a te; quel che è sbagliato è mettere per forza assieme due cose
che hanno esigenze diverse perché hanno destini diversi.
In entrambi i casi, molto più
importante è quel che ti lascia il rimanere in questa esperienza osservando
cosa succede. Cominci infatti a capire che:
- hai interesse a considerare punti di vista nuovi e
magari ad accoglierli;
- hai il diritto di veder rispettato il tuo modo di
essere;
- nel concreto del cosa fare, non c’è un giusto e uno
sbagliato (chi lo afferma vuol manipolarti), ma un adatto o non adatto a
te e alla tua situazione;
- in una situazione che coinvolge te e l’altro, non
ci sei solo tu, non c’è solo l’altro: il cosa fare deve andare bene ad
entrambi;
- la relazione è più importante della soddisfazione
dell’imporsi; ma se devi rinunciare a qualcosa che per te è importante,
anche la relazione può essere messa in discussione.
Come l’humus, dunque, anche
l’umiltà “digerisce” tutto quel che ti succede: ne tira fuori il bene che
contiene e ricicla il resto in capacità di affrontare la vita con maturità. C’è
il bene e c’è quel che può essere trasformato in bene: “Tutto concorre al
bene di coloro che amano Dio”! (Rm 8, 28).
Umiltà è dunque pacatezza nel
discernimento. E’ fortezza a contatto con un mondo nevrotico. E’ piena
consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie risorse nell’affrontare le
situazioni difficili che ci si trova a vivere. E’ fiduciosa visione positiva
della vita. E’ una sospensione del giudizio in attesa sia lo Spirito in me a
parlare; mai, dunque, apatia, rassegnazione, accettazione inerte di quel che
succede. Non è vera umiltà quel considerarsi un nulla che rende passivi e
succubi della volontà altrui, in un’obbedienza che, in realtà, è delega di
responsabilità.
Potremmo concludere che l’umiltà
è fare un passo indietro per lasciare il primo posto a Dio, che sa far emergere
la verità dalla vita stessa.
Michele Bortignon
La pazienza e la tolleranza non
vanno considerate un segno di debolezza e di rinuncia, ma, anzi, un segno di
forza: la forza che proviene dalla saldezza interiore. Reagire a circostanze
difficili con pazienza e tolleranza, anziché con rabbia e con odio, significa
avere un controllo attivo delle cose, che è frutto di una mente forte e
autodisciplinata.
Dalai
Lama
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