1/03/2017

Che cos’è l’umiltà?

A volte, per capire meglio il significato di un concetto, può tornar utile studiare il vocabolo da cui esso deriva.
Umiltà… mi interessa perché è una delle virtù fondamentali del cristiano. Deriva dal latino “humilitas”, che, a sua volta, deriva da “humus”. Che cos’è l’humus? Da forestale devo saperlo bene, perché dall’humus dipende la fertilità del terreno e, conseguentemente, l’accrescimento del bosco. L’humus, dunque, è lo strato più superficiale di un terreno non lavorato (normalmente è presente nel sottobosco). In esso si depositano le foglie che gli alberi sovrastanti lasciano cadere in autunno per depurarsi di tutte le sostanze di scarto che hanno accumulato durante la stagione vegetativa. Nell’humus lavorano lombrichi, artropodi, funghi e batteri che demoliscono le foglie per trasformarle in sostanze nutritive (azoto, fosforo, potassio e microelementi) pronte ad essere assimilate dagli alberi attraverso le radici. Quando l’humus non c’è, ad esempio in un substrato sassoso, ci vogliono molte decine di anni perché, attraverso la successione di licheni, muschi, erbe ed arbusti, si formi uno strato umifero che permetta l’insediamento del bosco.
Torniamo ora a noi, tenendo a sfondo quanto abbiamo appena detto: che cos’è l’umiltà, che nel suo significato autentico prende il nome dall’humus? Perché è il fondamento della spiritualità del cristiano?
Innanzitutto vediamo come nasce. E’ crudo ma è così: come l’humus nasce dalla “cacca” delle piante, parimenti l’umiltà, quella vera, nasce dall’umiliazione, quando altri ti fanno la loro “cacca” addosso. E lì decidi di viverla con il tuo Signore: vietandoti la reazione impulsiva che vuol farti mostrare più forte di chi ti sta calpestando («…adesso ti faccio vedere io!») e… aspettando. Proverai rabbia, ma decidi di viverla in silenzio. Ti scapperà qualche sfogo, ma tu, poi, ritorna all’attesa, credendo che la cacca che ti hanno buttato addosso può trasformarsi in buon concime. Forse, finora sei riuscito a dirigere la vita nella direzione che volevi tu; prova ora a lasciare sia la vita stessa a guidarti. Nell’attesa, puoi restare a guardare cosa succede. Può darsi che in mezzo alla cacca ci sia qualcosa di buono per te, qualcosa che ti è stato vomitato addosso perché con le buone finora non l’hai capito. Se è buono, a contatto con il tuo humus germinerà, e potrà diventare un albero grande. Se invece quel che gli altri vogliono importi non germina (difficilmente è solo cacca) non significa che sia sbagliato, non significa nemmeno che sei tu ad essere sbagliato: semplicemente non è adatto a te; quel che è sbagliato è mettere per forza assieme due cose che hanno esigenze diverse perché hanno destini diversi.
In entrambi i casi, molto più importante è quel che ti lascia il rimanere in questa esperienza osservando cosa succede. Cominci infatti a capire che:
  • hai interesse a considerare punti di vista nuovi e magari ad accoglierli;
  • hai il diritto di veder rispettato il tuo modo di essere;
  • nel concreto del cosa fare, non c’è un giusto e uno sbagliato (chi lo afferma vuol manipolarti), ma un adatto o non adatto a te e alla tua situazione;
  • in una situazione che coinvolge te e l’altro, non ci sei solo tu, non c’è solo l’altro: il cosa fare deve andare bene ad entrambi;
  • la relazione è più importante della soddisfazione dell’imporsi; ma se devi rinunciare a qualcosa che per te è importante, anche la relazione può essere messa in discussione.
Come l’humus, dunque, anche l’umiltà “digerisce” tutto quel che ti succede: ne tira fuori il bene che contiene e ricicla il resto in capacità di affrontare la vita con maturità. C’è il bene e c’è quel che può essere trasformato in bene: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”! (Rm 8, 28).
Umiltà è dunque pacatezza nel discernimento. E’ fortezza a contatto con un mondo nevrotico. E’ piena consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie risorse nell’affrontare le situazioni difficili che ci si trova a vivere. E’ fiduciosa visione positiva della vita. E’ una sospensione del giudizio in attesa sia lo Spirito in me a parlare; mai, dunque, apatia, rassegnazione, accettazione inerte di quel che succede. Non è vera umiltà quel considerarsi un nulla che rende passivi e succubi della volontà altrui, in un’obbedienza che, in realtà, è delega di responsabilità.
Potremmo concludere che l’umiltà è fare un passo indietro per lasciare il primo posto a Dio, che sa far emergere la verità dalla vita stessa.


Michele Bortignon


La pazienza e la tolleranza non vanno considerate un segno di debolezza e di rinuncia, ma, anzi, un segno di forza: la forza che proviene dalla saldezza interiore. Reagire a circostanze difficili con pazienza e tolleranza, anziché con rabbia e con odio, significa avere un controllo attivo delle cose, che è frutto di una mente forte e autodisciplinata.

                                                                                                Dalai Lama




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